di G.B. Conte, Letteratura latina. Manuale storico dalle origini alla fine dell’Impero romano, Milano 2012, passim.

Era il canto di un venerando collegio sacerdotale, i Salii, che sarebbe stato istituito da re Numa Pompilio. Il nome era dai Romani riconnesso per etimologia a salire («saltare»). Si trattava di dodici sacerdoti del dio Marte, che ogni anno, nel mese di marzo, recavano in processione i dodici scudi sacri, gli ancilia; uno degli scudi era il famoso scudo caduto dal cielo, sacro pegno della protezione divina su Roma.
Per propiziare la potenza bellica del popolo romano, all’inizio della stagione della guerra – appunto, a Marzo – aveva luogo una cerimonia sacra: i Salii avanzavano per le vie della città, danzando e percuotendo gli scudi sacri con le lance, in un crescendo ritmico, compiendo un balletto rituale scandito a tre tempi – il tripudium, cosiddetto perché battevano tre volte, ritmicamente, il piede a terra – , durante il quale si recitavano litanie liturgiche, contenenti invocazioni rituali (axamenta).
Divom †em pa† cante Divom deo supplicate
cume tonas, Leucesie, prae tet tremonti
†quot† ibet etinei de is cum tonaremCantate lui, il padre degli dei, supplicate il dio degli dèi!
Quando tuoni, o Dio della Luce, davanti a te tremano
tutti gli dèi che lassù ti hanno sentito tuonare.

[…] truppe eroiche e magiche forse esistono, ma non combattono: potrebbero essere i gruppi di sacerdoti Salii […]. Le loro danze in armi fanno ricordare che, nell’India più antica, Indra e i suoi compagni, […]
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