F. Morandini, in Archeologia Viva – Bimestrale, Anno XXXII – n.160 – Luglio/Agosto 2013, pp. 68-71.
Non capita spesso di entrare all’interno di un Capitolium del I secolo d.C., ammirarne i policromi pavimenti in opus sectile, con parte degli arredi originali, statue di culto comprese. Accade a Brescia, in un’area, in pieno centro storico, che ancora conserva una sequenza ininterrotta di edifici di culto a partire dal II secolo a.C., a pochi metri di distanza dal complesso monumentale di Santa Giulia, sede del Museo della Città. Un luogo già iscritto nella Lista del Patrimonio mondiale. Grazie a una particolare situazione conservativa e a efficaci interventi di valorizzazione, questo è diventato possibile a partire dalla scorsa primavera.

In età romana Brixia era una delle città più importanti dell’Italia settentrionale, lungo la cosiddetta via Gallica (arteria che collegava alcuni tra i più significativi centri d’origine celtica a nord del Po), allo sbocco di vallate alpine di antico insediamento (la valle Camonica e la valle Trompia), tra il lago d’Iseo e il lago di Garda, e immediatamente a nord di una fertile ed estesa area di pianura, valorizzata a partire dal I secolo a.C. con imponenti lavori di organizzazione agraria (centuriazioni). Dal 1998, nell’area archeologica ai piedi del colle Cidneo (l’altura storica della città), Comune di Brescia e Soprintendenza per i Beni archeologici della Lombardia hanno avviato un progetto di recupero (a cura di F. Rossi, F. Morandini, P. Faroni) per la completa e definitiva apertura del sito del Capitolium. Proprio intorno al Capitolium ha avuto inizio la storia dell’archeologia bresciana, esattamente nel 1822, quando, a seguito di un invito ufficiale da parte della Congregazione Municipale, l’Ateneo di Scienze Lettere e Arti si fece promotore della riscoperta della città romana. Scavando intorno a un capitello di pietra bianca che emergeva dal giardino di un palazzo, progressivamente vennero in luce i resti dell’antico tempio della Triade Capitolina (Giove, Giunone, Minerva) e numerosi reperti appartenenti allo stesso edificio di culto e alle epoche successive al suo abbandono. Gli scavi culminarono nel luglio del 1826 con la scoperta, del tutto inattesa, di un deposito di grandi bronzi di cui faceva parte anche la celebre vittoria alata (metà I sec. d.C.) ora esposta al Museo della Città e divenuta simbolo dell’opulenza della Brixia antica.
Vista l’importanza di quanto era emerso dalla felicissima campagna d’indagini, i membri dell’Ateneo e l’Amministrazione comunale decisero di allestire nelle celle del tempio, appositamente restaurate e integrate soprattutto negli alzati, il Museo Patrio, primo museo cittadino, inaugurato nel 1830. Inoltre, durante il Ventennio fascista, in risposta alle sollecitazioni che arrivavano da Roma per le celebrazioni augustee (nel 1937 ricorrevano duemila anni dalla nascita del primo imperatore), venne parzialmente ricostruito il pronao del Capitolium, innalzando le colonne con i frammenti superstiti e ricollocando una porzione del frontone con l’iscrizione che menziona l’imperatore Vespasiano. Nel 1998, con l’apertura del Museo della Città all’interno dell’ex monastero benedettino di Santa Giulia, e il trasferimento della maggior parte dei reperti nei percorsi di visita lì realizzati, intorno al Capitolium è iniziata una nuova stagione di studi e di scoperte.
Nell’aula centrale, quella che era dedicata a Giove, è visibile il podio della grande statua oggetto dell’antica devozione, che doveva essere alta circa quattro metri e settanta. Sui pavimenti in marmi policromi sapientemente disposti a formare ricercati motivi geometrici, ancora in buona parte originali e risalenti al I sec. d.C., risaltano tre altari in pietra di Botticino (le cave sono vicine a Brescia) scolpiti a rilievo con la riproduzione di ghirlande vegetali e prezioso vasellame utilizzato da sacerdoti e fedeli. Le pareti, ricostruite nell’Ottocento per ospitare il Museo Patrio, ospitano il racconto della storia di Brescia romana, affidato alla “voce” delle epigrafi monumentali, distinte in categorie, perché i visitatori possano leggerle e conoscere i loro predecessori. Le epigrafi forniscono uno spaccato delle divinità venerate a Brixia e nel suo territorio (quali Minerva, Mercurio, Giove, Giunone, Ercole, Apollo e Vittoria, affiancati da altri dèi di origine celtica, a testimonianza del lontano passato gallico della città), degli imperatori menzionati in dediche e monumenti, come Druso, Germanico, Claudio, Antonino Pio, Marco Aurelio, Aureliano, Settimio Severo e Vespasiano (un’iscrizione ricorda la costruzione dell’acquedotto a opera di Tiberio e Germanico), e, infine, della stessa società bresciana, attraverso le epigrafi sui monumenti funerari. Nell’aula occidentale, sede in antico della statua di culto di Giunone o di Minerva, che con Giove costituivano la Triade Capitolina, apice del pantheon romano, sono proposte le teste di tre sculture raffiguranti divinità, in origine presenti nel tempio: due di Minerva e una del dio silvestre Sileno. I marmi policromi del pavimento, disposti a scalare con effetto di grande resa, sono pressoché integri e costituiscono una delle superfici in opus sectile meglio conservate.

Giosuè Carducci la cantò in una delle sue “Odi barbare” (Alla Vittoria):
«Lieta del fato Brescia raccolsemi, / Brescia la forte, Brescia la ferrea, / Brescia lëonessa d’Italia / beverata nel sangue nemico».
L’apertura del Capitolium dell’antica Brixia è il primo “assaggio” di quello che sarà un percorso più ampio. La sistemazione dello scavo ancora aperto nell’area antistante la scalinata del tempio costituirà la seconda tappa di questo affascinante percorso, per poi proseguire con l’edificio più straordinario di tutta l’area: il santuario di età repubblicana (secondo quarto I sec. a.C.). è un monumento conservato in modo sorprendente nel quale sopravvivono gli affreschi delle pareti, i pavimenti a mosaico e alcuni arredi cultuali, caso unico in tutta l’Italia settentrionale.
come si fa a saperne di piu’ sulla vittoria alata di Brescia?
l’originale era una statua grande o piccola?
in circolazione vi sono delle statuette (vittorie alata) alte una trentina di centimetri in bronzo, che cosa rappresentato?
che storia hanno?
sono preziose?
grazie
Vit
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Salve Vittorio,
Ho trovato alcuni articoli, libri e pagine web che possono fare al caso suo:
Sul sito del Museo di S. Giulia, Brescia: http://www.bresciamusei.com/nsantagiulia.asp?nm=10&t=Vittoria+Alata
Sul blog “Infernemland”: Cavagnino G., “L’Afrodite-Vittoria di Brescia. Qualche considerazione” (https://infernemland.wordpress.com/2014/04/17/lafrodite-vittoria-di-brescia-qualche-considerazione/)
Ottaviano A., “Statua simbolo di Brescia: la Vittoria alata parlava latino e non greco antico” (http://www.ancebrescia.it/wp-content/uploads/_archivio/articoli/34STATUASIMBOLODIBRESCIALAVITTORIAALATAPARLAVA%20LATINORNONGRECOANTICO.pdf);
“Conoscere la Vittoria alata di Brescia in pochi, concentrati minuti”, in Stilearte.it. Quotidiano di cultura e arte (http://www.stilearte.it/conoscere-la-vittoria-alata-di-brescia-in-un-minuto-e-mezzo/)
Panazza P., “La Vittoria alata a Parigi: testimonianze inedite dall’archivio della famiglia Lechi”, in “Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 2008”, Brescia 2013, pp. 69-101 (https://www.academia.edu/7205408/La_Vittoria_alata_a_Parigi_testimonianze_inedite_dallarchivio_della_famiglia_Lechi)
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Mi auguro possano esserle utili
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