Il greco antico… perché studiarlo?

Kylix a figure nere;  opera autografata dal pittore Exekias. Dioniso sulla nave, circondato da pesci. VI secolo a.C. Monaco di Baviera, Staatliche Antikensammlungen.
Kylix a figure nere; opera autografata dal pittore Exekias. Dioniso sulla nave, circondato da pesci. VI secolo a.C. Monaco di Baviera, Staatliche Antikensammlungen.

«[…] Probabilmente nessuno di noi, quando, attorno ai 13/14 anni, ha deciso di iscriversi al Liceo Classico sapeva bene che senso avesse fare questo genere di studi. Io non mi sono posta il problema e ho scelto questo tipo di scuola semplicemente perché mi “incuriosiva” e perché mi affascinavano i grandi testi del passato. Poi ho continuato a farlo, trasformandolo, diciamo così, in un lavoro. Ma non è questa la strada che seguirà la gran parte di voi. Qualcuno, certo, si iscriverà a Lettere e continuerà lo studio del greco, ma molti faranno altro: tempo sprecato, allora, studiare il greco? Non credo proprio, ma cerchiamo di vedere perché.
Per rispondere provo a partire da un “no”, che è forse la nostra unica e indiscutibile certezza. Non si studia il greco per parlarlo. Proprio il fatto che si tratti di una “lingua morta” ci permette di impostare un metodo di studio che ci tornerà sempre utile nella vita. Se infatti si può “imparare” l’inglese (o una qualunque altra lingua parlata) andando in Inghilterra, guardando film e ascoltando canzoni, ciò non è ovviamente possibile con il greco, che proprio in quanto lingua “morta” si può apprendere solo con l’applicazione e la riflessione metodica costante. All’inizio, certo, sarà difficile e faticoso (e forse anche noioso), ma vi accorgerete presto che il metodo che vi sarete venuti formando vi faciliterà molto in tutte le attività e gli studi, umanistici o scientifici. Questa è, secondo me, l’utilità “pratica” garantita da un simile tipo di studio.
C’è poi l’aspetto culturale. Senza soffermarmi sul ruolo che il mondo greco ha avuto nella formazione della nostra società, mi limito qui a una considerazione strettamente connessa alla grammatica e al tradurre, che vi riguardano da vicino. Affrontando lo studio della grammatica e cercando il significato più esatto di parole, sintagmi, frasi e periodi, vi renderete conto che ogni singolo termine, anche uno in apparenza semplice e banale, sia fortemente polisemico e che proprio di qui derivi la difficoltà del tradurre: il significato di una parola è, infatti, strettamente legato a quello del contesto in cui si trova, ma allo stesso tempo il significato di un testo dipende da quello dei singoli termini che lo compongono. Quindi per “tradurre” un brano, una frase, una parola, è necessario conoscere non solo la grammatica, ma anche gli aspetti culturali della civiltà che l’ha prodotto: e l’una è in qualche modo specchio dell’altra. Ciò vale, naturalmente, non solo per il greco (o il latino), ma anche per qualsiasi altra lingua. Tra lingua e civiltà c’è insomma un nesso inscindibile di reciprocità, e riflettere su una lingua, dunque, è un modo per imparare a conoscere e apprezzare una civiltà […]».

cit. S. Corbinelli, Premessa alla nuova edizione di “Grammatica greca”, di A. Sivieri, P. Vivian, Messina-Firenze 2008.

2 pensieri su “Il greco antico… perché studiarlo?

  1. Dopo la maturità classica mi sono iscritta a una facoltà prettamente scientifica. Il primo anno è stato traumatico ma il metodo di studio si è rivelato fondamentale sul lungo termine e non mi sono mai pentita dei miei studi classici, anzi, mi hanno sempre aiutato tantissimo.

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