di D. Musti, Storia greca. Linee di sviluppo dall’età micenea all’età romana, Roma-Bari 1989, pp. 41-45.
La memoria storica dei Greci non si spinge molto oltre la metà del II millennio a.C. Il loro modo di esprimere l’affievolirsi della memoria storica nel suo movimento verso l’alto è proprio nel datare intorno a quell’epoca le unioni degli dèi con gli esseri umani, cioè l’inizio di quell’età degli eroi, che si protrae fino al periodo che i Greci stessi collegano con l’invasione dorica. È naturale che si individuino già così due date (intorno al 1500 e intorno al 1100 a.C.), a cui corrispondono altrettante cesure della storia greca.

Ma una storia dei Greci non può non essere preceduta da una storia della Grecia, da una descrizione della cultura, nel senso più lato, dell’ambiente in cui essi penetrarono. C’è dunque una Grecia prima dei Greci. Ha poco senso risalire sino alle espressioni del Paleolitico, che poco presentano di peculiare rispetto alle altre aree del Mediterraneo orientale. Se storia è, d’altra parte, un concetto strettamente collegato ai processi di formazione e di sviluppo di una società, converrà prendere le mosse da quell’epoca in cui gli abitanti, non ancora indoeuropei (e in questo senso non ancora greci), della penisola greca, cominciarono a darsi forme organizzate dalla vita sociale archeologicamente documentabili. Quest’epoca è il Neolitico, la “età recente della pietra”, quando si intravedono espressioni di gruppi umani, già viventi in condizioni di sedentarietà ed esercitanti attività produttive quali l’allevamento del bestiame e l’agricoltura. A questo livello di sviluppo corrispondono forme di insediamento e di abitazione e prime espressioni artistiche.
Il periodo neolitico nel Medio Oriente comincia già dall’VIII millennio a.C.; in Grecia si ritiene iniziato circa un millennio dopo, per squadernare poi le consuete fasi della periodizzazione tra il VI millennio (Neolitico Antico), il V (Neolitico Medio) e il IV (Neolitico Recente). La vigilia (Mesolitico) del Neolitico Antico, e gli inizi di questo periodo, ricevono la definizione di periodo preceramico (fondamentali le scoperte fatte a Franchti, in Argolide), il Neolitico si qualifica anche per l’avvento della ceramica, con la produzione, in primo luogo, di figurine in terracotta, antropomorfe, rappresentanti divinità o personaggi trapassati; accanto ad esse, anche elementari forme di vasi. Le analogie con prodotti anatolici ci sono, ma non sono per quest’epoca ancora dimostrative di influssi diretti.

Poco è noto del Neolitico Antico in Grecia, ma sufficiente per stabilire una notevole analogia, e forse antinomia, di sviluppi tra la Tessaglia e la Macedonia, a nord, e il Peloponneso meridionale o tra Sciro nel mar Egeo e Leucade nel mar Ionio. Già appaiono primi esempi di abitazioni a pianta quadrangolare (Nea Nikomedia presso Veroia, in Macedonia), con mura di argilla. Ma una facies assai più caratterizzata, senza però tracce di vera rottura con la fase precedente, compare col Neolitico Medio (4000 a.C. circa). Gli scavi degli archeologi greci Chr. Tsountas agli inizi del XX secolo e del più recente D.R. Theocharis sull’acropoli di Sesklo, nella Tessaglia sudoccidentale, presso il golfo di Volo, quello di Vladimir Milojčić a Otzaki Magula presso Larissa, danno un quadro della capacità dell’uomo del Neolitico Medio, in Grecia, di dar vita a forme primitive di insediamento preurbano.

Le abitazioni, di forma rettangolare, presentano uno zoccolo in pietra e un alzato in mattoni crudi; sarebbe ingiusto negare in assoluto l’esistenza di fortificazioni: i raggruppamenti di case sono infatti protetti, oltre che dalle difese naturali dell’acropoli, anche da elementi integrativi di fortificazioni artificiali. Continua, anzi si arricchisce, la ceramica, che presenta elementari decorazioni consistenti in incisioni lineari. Sesklo è il caso meglio noto del Neolitico in Grecia, anche se non l’unico: altri esempi sono forniti da quelle magule, sorta di piccole gobbe del terreno, che spuntano nella pianura tessalica, tra Larissa e Velestino (l’antica Fere), o che è dato ritrovare a Tsangli, presso Eretria, nell’Eubea. L’addensarsi delle espressioni di maggior interesse nella zona sud-orientale della Tessaglia, e la possibilità di tracciare intorno a questa regione un’area di confronti, se non proprio di irradiazioni, sta a significare la vitalità che, per condizioni geografiche e prime manifestazioni di organizzazione della vita sociale, compete a questa zona della Grecia: una caratteristica dell’area tessalica sud-orientale che si prolungherà almeno fino al Tardo Elladico (palazzo miceneo di Iolco = Volo), e un ruolo, più generale, dell’area tessalica rispetto alla Grecia centrale, che si conserverà, in misura diversa secondo le diverse epoche e situazioni, ancora per gran parte dell’età arcaica. Ma fin qui il discorso non può esser ancora compiutamente storico; è un discorso di base archeologica, che può solo individuare facies e livelli culturali, espressioni di civiltà e forme elementari di organizzazione sociale. Perché dall’archeologia e dalla preistoria o, se si vuole, protostoria, si passi alla storia, occorre poter delineare meglio il rapporto tra soggetti storici determinati e le culture o civiltà nel loro complesso, perciò la presenza, l’identità, lo sviluppo di quei soggetti, i loro conflitti, insomma tutta la catena degli eventi che risultano dall’interazione tra soggetti e ambiente, dall’apporto di soggetti storici individuati alle civiltà e alle culture: tutte cose per le quali le maglie della documentazione archeologica risultano troppo larghe, per consentire anche solo un’ipotesi di ricostruzione storica.

Del Neolitico Recente il sito più rappresentativo in Grecia è Dimini (IV millennio a.C.), poco a nord-est di Sesklo, ove compaiono almeno due novità caratteristiche: il grande sviluppo che assume l’idea e la tecnica della fortificazione (l’acropoli di Dimini presenta più cerchie di mura concentriche); la diffusione del meandro e della spirale nella decorazione dei vasi, prima ferma piuttosto alle incisioni lineari. Che a queste novità corrisponda l’avvento di un nuovo popolo, proveniente dall’area balcanica, è una di quelle affermazioni di carattere “storico” (nel senso sopra indicato), che l’archeologia non è in grado di dimostrare; e le mura sono forse più struttura che difesa.
E intanto, già per le prime manifestazioni della protostoria greca si son viste porre, sul tema sempre più scabroso dei movimenti dei popoli, due grandi alternative, per gli aspetti del popolamento e degli sviluppi culturali dell’area greca: movimenti da Oriente, movimenti da Nord. E se, per quanto riguarda le provenienze da Nord, una volta che le si ammetta, l’itinerario appare obbligato (dall’Illiria alla Grecia settentrionale), per quel che si riferisce all’Oriente le influenze e i movimenti appaiono più difficili da determinare quanto a regioni di partenza: l’Anatolia centro-occidentale e l’area siro-palestinese vengono una dopo l’altra in questione.

L’interesse degli studiosi di preistoria e protostoria greca non si ferma al continente. Lo studio di siti neolitici delle isole (Saliagos nelle Cicladi, Emporio a Chio, Tegani a Samo, e così via di seguito) non consente di individuare scansioni così nette come nella Tessaglia sud-orientale; tuttavia affinità con gli sviluppi del continente (e però anche con quelli dell’Asia Minore) sono innegabili.
Aspetti di continuità tra il periodo neolitico e il periodo prepalaziale si scorgono a Creta, negli strati inferiori a quelli dei palazzi minoici di Cnosso; e il periodo prepalaziale è anche attestato in altri centri dell’isola. Del resto, i progressi dell’archeologia sono ormai sempre più trascrivibili in affermazioni di continuità culturali: la rottura, la cesura, il movimento sembrano fatalmente diventarle tanto meno afferrabili, quanto più essa scopre nuovi strati e arricchisce o completa quadri culturali; o, come sarebbe più giusto dire, questa disciplina, fondamentale negli studi, coglie un tipo di movimento diverso da quello che è oggetto della storia che ricostruisce gli avvenimenti. Le forme culturali rivelano una loro fluidità, vischiosità, interconnessione, una lunga durata, che ha solo in parte a che fare con quel tipo di movimento in cui consiste la successione degli eventi storici, quelli di cui sono protagonisti i soggetti della storia.
Di questo segno sono anche i risultati dello studio del Neolitico cipriota, che già nella sua fase iniziale, o preparatoria, quella preceramica, circa il 5000 a.C., presenta (a Choirokoitia, presso la costa meridionale tra Larnaka e Lemesos) un insediamento con caratteristiche abitazioni a volta, che morfologicamente anticipano le thóloi (edifici a pianta circolare con funzione funeraria) di epoca minoica e, soprattutto, micenea. Naturalmente, a Cipro i raffronti con il Vicino Oriente sono di particolare rilevanza.

L’età del Bronzo in Grecia si estende grosso modo dal 2800 al 1100 a.C. La consueta tripartizione (Antico-Medio-Recente) vale per l’età del Bronzo nel continente (Elladico), nelle isole (Cicladico) e a Creta (Minoico). Nell’Antico Elladico e Cicladico appaiono particolarmente evidenti le analogie tra le culture dell’Asia Minore (verificabili cronologicamente attraverso gli scavi di Troia) e quelle delle isole dell’Egeo settentrionale (Lesbo, scavi di Thermi; Lemno, scavi di Poliochni). È caratteristica di quest’epoca la diffusione di una ceramica a vernice lucida (Urfirnis), che permette di individuare affinità tra le civiltà della Tessaglia meridionale, di alcune località del Peloponneso e delle Cicladi: oggi tuttavia non si penserebbe di adottare l’Urfirnis a criterio d’individuazione di un orizzonte culturale di una Grecia centro-orientale, da contrapporre alla cultura della Tessaglia settentrionale e della stessa Macedonia.

Chi si fondasse su questi orizzonti, potrebbe vedere, nella scansione culturale così individuata sul suolo greco, la linea d’arrivo di un primo movimento di popolazioni indoeuropee, destinate a chiamarsi storicamente greche. Resiste invece, come soglia storica di rilievo, il passaggio dall’Antico al Medio Ellanico, avvenuto intorno al 2000-1800 a.C. Nella storia della ceramica, a questa soglia corrisponde la diffusione della cosiddetta Gray Minyan Ware, una ceramica grigia, monocroma, chiamata letterariamente “minia” dallo Schliemann, con la cui espansione dalla Tessaglia alla Focide alla Beozia all’Argolide potrebbe coincidere l’avanzata di genti indoeuropee (tradizionalmente indicate come Achei), che costituiscono il nucleo della popolazione ellenica di età pienamente storica. In corrispondenza con gli sviluppi del Medio Ellanico, si possono perseguire significativi sviluppi di regioni allora non toccate dall’avanzata dei Greci, e che dapprima entrano in un fecondo rapporto di scambio culturale, più attivo, con l’area cicladica, come con quella elladica, o le stesse regioni del Vicino Oriente, e che poi sono destinate a subire influssi più forti sia dalla penisola greca sia dalle regioni orientali.
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