di R.W. Hutchinson, L’antica civiltà cretese, Milano 1976, pp.78-84.
A Festo, nella Messarà, come a Cnosso, gli strati dell’Antico Minoico furono distrutti, quando il sito fu livellato per costruirvi il primo palazzo; perciò è spesso difficile, ad onta della lunga e accurata ricerca di una eletta schiera di archeologi italiani, determinare la forma degli edifici più antichi. Le prove della successione delle varie costruzioni sono state ben vagliate e riassunte da Luisa Banti; le sue deduzioni sono state rivedute e assoggettate all’esame critico di Nikolaos Platon, e nuove testimonianze sono state prodotte dai recenti scavi di Doro Levi nell’angolo sud-ovest dello stanziamento.

Il vasellame precedente la prima costruzione del palazzo era di tipo Medio Minoico I A, paragonabile a quello del deposito della Stanza dei tini di Cnosso. Pendlebury datò al Medio Minoico I B l’erezione del primo palazzo, ma la Banti obiettò che negli stessi depositi aveva trovato cocci del Medio Minoico I B, II A, II B e III A; il che poteva spiegarsi supponendo o che certi tipi di vasellame fossero durati molto più a lungo nella Messarà o che la cronologia di Evans fosse in qualche punto errata. Ella faceva risalire la distruzione del primo palazzo intorno al 1600 a. C. e dal sincronismo di questi vari stili della ceramica deduceva che il palazzo stesso non potesse esser durato più di centocinquanta-duecento anni, forse non molto più di cinquanta. La sua valutazione minima sembra bassa, ma la massima potrebbe essere esatta. In un esposto mirabilmente chiaro ella sottolinea la differenza fra i vasi trovati sui pavimenti – presumibilmente quelli che erano in uso al momento in cui il primo palazzo andò distrutto – e il vasellame dei detriti sovrastanti che comprende tipi anteriori di forme più varie, con maggiore abbondanza di ornamenti policromi e frequenti esempi di decorazione alla barbotine. Questo vasellame dell’inizio del Medio Minoico I A trova facilmente dei paralleli con quello di Cnosso e della grotta di Kamares, ma a Festo non fu mai trovato sul pavimento, tranne che nella casa di sud-ovest che Pernier considerò sempre contemporanea al primo palazzo, ma distrutta in epoca anteriore. Non si deve trascurare questo indizio; tuttavia non sembra giustificare la datazione del palazzo questa piccola stanza così poco importante, che potrebbe anche esser stata abbattuta fino al livello anteriore negli ultimi giorni del primo palazzo.

Preferirei, perciò, fissare la data del primo palazzo nell’ultima parte del Medio Minoico I B o, al massimo, all’inizio del Medio Minoico II A; tale data trova conferma negli scavi più recenti di Doro Levi, che rivelano tre stadi nella costruzione del primo palazzo di cui finora conoscevamo solo il più tardo. Nella seconda di queste fasi le stanze XXVII e XXVIII ne formavano una sola con partizione centrale e in questo deposito Levi trovò una splendida serie di vasi del Medio Minoico II A apparentemente non mischiati con altri stili. I resti più evidenti del primo palazzo sono nella corte ovest, dove la facciata del secondo palazzo venne retrocessa e i livelli più bassi delle stanze immediatamente dietro la precedente facciata ovest furono coperti dal lastricato della corte ovest, il che ci conservò la pianta di queste stanze del primo palazzo. L’attuale «area teatrale» che ci ricorda tanto quella di Cnosso, non esisteva nella stessa forma agli inizi del Medio Minoico, poiché l’ingresso ovest era solo uno stretto passaggio senza importanza: però l’area era, in un certo senso, più nettamente teatrale di quella di Cnosso, dato che la gradinata all’estremità nord della terrazza occidentale finiva contro una parete rocciosa a perpendicolo, e non poteva, ritengo, servire ad altro scopo fuor che quello di dar posto al pubblico che assisteva allo spettacolo (danza o parata che fosse) che si svolgeva nella corte ovest esterna.

Lo spazio compreso fra i gradini del teatro e l’ingresso ovest del palazzo era occupato da un santuario di tre stanze, di cui la centrale era più alta delle laterali, come quella dipinta in un affresco miniatura del Medio Minoico III a Cnosso o come il modello in oro di un santuario della Dea delle colombe trovato nella tomba a pozzo 3 a Micene. Delle tre stanzette dietro questa facciata, la seconda conteneva il banco per gli oggetti del culto comuni a tutti i santuari minoici. Sotto vi era la cappelletta più antica consistente soltanto di una trincea rettangolare scavata nella roccia con una cavità circolare nel mezzo. L’edicola tripla presumibilmente appartiene alla terza fase del primo palazzo di Levi e perciò non risale oltre il Medio Minoico II, probabilmente II B (cioè a circa il 1800 a. C. con un margine possibile di errore di alcuni anni). Nel 1953, Levi mise in luce un’altra stanza a est di quella scoperta in una precedente spedizione. Il carattere di queste due stanze, con il loro pavimento di gesso e zoccoli sormontati da pittura a fresco, e la qualità fine del vasellame del Medio Minoico II A resero evidente che non erano soltanto case antiche, ma chiaramente un’ala del primo palazzo: una stanza conteneva un piedistallo di stucco su cui poggiava una serie di bei vasi e altre due consoles pure di stucco. Qui fu trovata una specie di bussolotto per dadi in terracotta, contenente qualcosa che sembra corrispondere a un dado e cioè un piccolo disco d’avorio con i numeri indicati da punti d’argento intarsiati, e due possibili «pedine da scacchi» nella forma di una piccola testa di leone e uno zoccolo di bue, in avorio.

Sembrerebbe che le stanze segnate sulle più antiche piante di Festo come anteriori al primo palazzo, nelle parti sud-est e nord-ovest del sito, debbano esser considerate invece come appartenenti a quelle prime fasi del primo palazzo rivelate dai recenti scavi di Levi. Se il più antico palazzo di Festo fu distrutto dal terremoto del Medio Minoico II B che, come abbiamo detto, potrebbe essere collegato al grande cataclisma in Oriente che Claude F.A. Schaeffer pone nel 1730 a. C., i Cretesi della Messarà pare si siano ripresi rapidamente. Sulle rovine del primo palazzo, un edificio ancor più maestoso fu costruito; la facciata ovest fu retrocessa di sette metri e il pavimento della corte esterna ovest coprì le rovine del primitivo sacrario, che fu sostituito, non da un altro sacrario, ma da una grandiosa scalinata che conduceva a un imponente propileo o sala d’ingresso; da questa, in modo curiosamente indiretto, si accedeva alla corte centrale e al piano superiore. Alla corte centrale si poteva anche giungere attraverso la bella «area lustrale» o «stanza da bagno».
Ricordiamo che gli «accessi occidentali» ai palazzi di Cnosso, Mallia e Festo hanno un carattere comune: se sono imponenti sono molto tortuosi; se sono dritti sono molto angusti. La ragione può esser stata, in entrambi i casi, una misura di sicurezza; quello che si temeva, non era tanto un attacco straniero, quanto intrighi di palazzo e rivoluzioni locali.
Alcuni magazzini del primo palazzo furono coperti dal nuovo propileo, ma la corte centrale e i magazzini a nord furono incorporati nel palazzo nuovo. I magazzini immediatamente a nord dell’ingresso racchiudevano grandi giare da provviste, una delle quali conteneva ancora una certa quantità di vinacciuoli (i più antichi trovati a Creta). Ho proposto la data del 1900 a.C. (piuttosto del 2000 di Levi) come probabile per il primo palazzo, ma anche così è chiaro che a Festo abbondava la ceramica del Medio Minoico II A, quando nella Creta orientale il tipo corrente di vasellame era del Medio Minoico I B e nel nord della Creta centrale prevaleva ancora uno stile Medio Minoico I A progredito. Altre sottostrutture dei primi palazzi sono state scoperte da Levi sotto la parte occidentale della corte centrale. Tutt’intorno al palazzo sui pendii del colle vi erano case, l’esplorazione delle quali da parte degli Italiani è appena all’inizio, ma che già dimostrano come la città di Festo subisse le stesse vicende del palazzo.

Gli Italiani hanno avanzato l’ipotesi che l’ampliata corte ovest possa esser stata adibita a giostre di tori e che gli spettatori possano avervi assistito, non solo dai pendii, ma dalle stesse finestre del palazzo e che per questa ragione la scala che congiungeva la corte ovest alla piccola corte dell’ala di nord-ovest sia stata conservata e incorporata nel palazzo posteriore. Immediatamente a sud del grande sistema di propilei c’era un’importante serie di magazzini: questi mettevano sui due lati di un ampio corridoio, il quale all’estremità est dava su una sala a doppio colonnato (forse, come è stato supposto, un ufficio amministrativo per i tesori del palazzo) con un grande portico prospiciente la corte centrale. La parte sud del palazzo e quasi tutta quella est sono andate distrutte per causa di costruzioni posteriori o per l’erosione del suolo.
Il lato nord della corte grande era unito al quartiere nord del palazzo da un ampio corridoio, in origine forse scoperto. Il passaggio che conduceva agli appartamenti regali a nord era chiuso da una doppia porta fiancheggiata da due mezze colonne e da due nicchie ornate da affreschi. Il corridoio esisteva già nel primo palazzo, ma il pavimento fu innalzato nel secondo. I magazzini dalle due parti del corridoio formano due grandi rettangoli, che indicano le misure delle sale del primo piano, di cui costituivano le sottostrutture. Più a nord vi era la bella sala con il suo pozzo per la luce al centro (caratteristica degli edifici di Festo e Hagia Triada, che precorre gli atria classici di Pompei); sembra che servisse come anticamera alla splendida sala con i suoi due annessi, che è l’equivalente a Festo della sala delle doppie asce di Cnosso.
Da questa sala un corridoio a zampa di cane conduceva a un appartamento privato con bagno e gabinetto,
che in qualche modo corrisponde alle stanze della regina a Cnosso. Si osserva che scarseggiano le decorazioni a fresco: le stanze migliori a Festo si distinguono per la bella qualità della muratura e per l’uso assai abbondante del gesso per le porte, gli zoccoli e i pavimenti. Della città minoica di Festo poco possiamo dire, ma la natura del terreno dimostra che per la maggior parte deve essersi estesa sui pendii meridionali e sulla pianura sottostante.
Il secondo palazzo, a quanto pare, fu in gran parte distrutto, come quello di Cnosso, dal grande terremoto del Medio Minoico III – forse più distrutto ancora di quello di Cnosso, poiché non venne più ricostruito come palazzo. Fu rioccupato in parte, ma il principe regnante evidentemente decise che era meglio costruirne altrove un altro e il sito che scelse fu l’estremità occidentale dello stesso crinale su cui si trova Festo, posizione molto bella ma molto meno facile a difendersi: il che forse dimostra che la flotta minoica ancora dominava il mare intorno a Creta.
Sebbene di questo nuovo palazzo non si conosca il nome antico, e perciò dalla cappelletta medievale che vi si trova viene detto di Hagia Triada, e sebbene la prima costruzione ne sia stata effettuata nell’ultima parte del Medio Minoico III B, è meglio considerarlo in complesso come appartenente al periodo che segue.
Ma tu secondo quale criterio scegli gli argomenti di cui parlare?
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A dire il vero non ne ho uno ben preciso. Dipende dal materiale che ho sottomano.
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(e…studia, mi raccomando!)
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