La dedica al padre

Stele funeraria di Iritisen, capo degli artisti di corte. XI dinastia. Musée du Louvre.
Stele funeraria di Iritisen, capo degli artisti di corte. XI dinastia. Musée du Louvre.
«In nome dell’Horus vivente, che unisce entrambe le Terre, Signore delle due Corone, che uniscono entrambe le Terre, Re dell’Alto e del Basso Egitto, Figlio di Ra, Mentuhotep I, che viva per l’eternità!
il suo vero servo, che conosce le profondità del suo cuore e che gli rende diletto tutto il giorno, il devoto del Grande Dio, Iritisen!
Sia reso omaggio ad Osiride, Signore di Mendes, il Khenet-amenet, Signore di Abydos, in tutti i suoi luoghi : che Egli possa concedergli un pasto funebre di pane e liquori, migliaia di vini, pagnotte, buoi, oche, lino, vesti, e ogni cosa buona e pura, e innumerevoli pani, birra, liquori, dolci, e il latte della sacra vacca del quale gli spiriti amano nutrirsi; che ciò sia concesso al devoto di Osiride e di Anubi, Signore dei cimiteri: Iritisen, il Capo degli artisti.

“Io conosco il segreto delle divine parole (= “i geroglifici”), la ricorrenza delle feste religiose, e il modo con cui si celebrano. Mi sono applicato in questo senza mai deviare, poiché, infatti, io sono un artista, sapiente nella sua arte, che sta sopra per le sue conoscenze. Conosco quello che concerne le piene, la ponderazione da affrontare per il calcolo, come si realizzano le entrate e le uscite, in modo tale che ogni cosa vada al suo posto. Io conosco ciò che concerne i movimenti, le proporzioni dei calcoli, lo scolpire a incavo o a rilievo, secondo quanto dev’essere fatto rientrare o essere messo in risalto, così che ogni membro sia al suo posto. Io conosco l’andatura di una figura maschile, il portamento di una figura femminile, la posa delle due braccia (= “le ali”) di Horus, la penitenza del blasfemo, lo sguardo severo che atterrisce un malvagio, la posizione levata del braccio di chi colpisce l’ippopotamo, l’incedere di chi corre… io conosco le sfumature dei colori e come li si prepara, senza permettere che il fuoco li possa bruciare, o che dell’acqua li possa scolorire! Così sia! Tutto ciò non fu rivelato mai a nessuno all’infuori di me solo e al mio figlio maggiore del mio corpo: il dio (= “il faraone”) aveva infatti decretato che costui fosse istruito in quest’arte; e io ho visto la perfezione dell’abilità delle sue mani nelle sue opere di capo degli artisti con ogni genere di materiale pregiato, dall’oro e dall’argento all’avorio e all’ebano!”

un pasto funebre di pane e liquori! Migliaia di vini, pagnotte, buoi, oche, lino, vesti, e ogni cosa buona e pura, al tuo devoto Iritisen il “Sapiente”, figlio di Ady.
un pasto funebre di pane e liquori! Migliaia di vini, pagnotte, buoi, oche, lino, vesti, e ogni cosa buona e pura, al tuo pio Iritisen e alla sua pia sposa, che lo ama, Hapu.

Da suo figlio, quello maggiore, che lo ama, Usertesen.
Da suo figlio, che lo ama, Mentuhotep.
Da suo figlio, che lo ama, Si-Mentu.
Da sua figlia, che lo ama, Qim.
Da suo figlio, che la ama, Temnen.»
(*Secondo le fonti antiche Si-Mentu e Qim erano sposi, e Temnen era loro figlio, per cui nipote di Iritisen).

G. Maspero, The Stela of Iritisen
S. Birch, ed. Records of the Past, Series 1, vol.10, 1878

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