Gell., Noct. Att. III 7 (= Cato, Orig. fr. 76 [= Jordan IV F7, Peter F83, Chassignet IV F7, Cugusi F88])
Historia ex Annalibus sumpta de Q. Caedicio tribuno militum; verbaque ex Originibus M. Catonis apposita, quibus Caedici virtutem cum Spartano Leonida aequiperat.
Pulcrum, dii boni, facinus Graecarumque facundiarum magniloquentia condignum M. Cato libris Originum de Q. Caedicio tribuno militum scriptum reliquit.
Id profecto est ad hanc ferme sententiam: imperator Poenus in terra Sicilia, bello Carthaginiensi primo, obviam Romano exercitu progreditur, colles locosque idoneos prior occupat. Milites Romani, uti res nata est, in locum insinuant fraudi et perniciei obnoxium. Tribunus ad consulem venit, ostendit exitium de loci importunitate et hostium circumstantia maturum. «Censeo – inquit – si rem servare vis, faciundum ut quadringentos aliquos milites ad verrucam illam» (sic enim Cato locum editum asperumque appellat) «ire iubeas, eamque uti occupent imperes horterisque; hostes profecto ubi id viderint, fortissimus quisque et promptissimus ad occursandum pugnandumque in eos praevertentur unoque illo negotio sese alligabunt atque illi omnes quadringenti procul dubio obtruncabuntur. Tunc interea, occupatis in ea caede hostibus, tempus exercitus ex hoc loco educendi habebis. Alia nisi haec salutis via nulla est». Consul tribuno respondit, consilium quidem istud aeque providens sibi viderier; «Sed istos – inquit – milites quadringentos ad eum locum in hostium cuneos quisnam erit qui ducat?». «Si alium – inquit tribunus – neminem reperis, me licet ad hoc periculum utare; ego hanc tibi et reipublicae animam do». Consul tribuno gratias laudesque agit. Tribunus et quadringenti ad moriendum proficiscuntur. Hostes eorum audaciam demirantur, quorsum ire pergant in expectando sunt. Sed ubi apparuit ad eam verrucam occupandam iter intendere, mittit adversum illos imperator Carthaginiensis peditatum equitatumque quos in exercitu viros habuit strenuissimos. Romani milites circumveniuntur, circumventi repugnant; fit proelium diu anceps. Tandem superat multitudo. Quadringenti omnes cum tribuno perfossi gladiis aut missilibus operti cadunt. Consul interim, dum ibi pugnatur, se in locos tutos atque editos subducit. Sed quod illi tribuno, duci militum quadringentorum, divinitus in eo proelio usus venit, non iam nostris, sed ipsius Catonis verbis subiecimus: «Dii inmortales tribuno militum fortunam ex virtute eius dedere. Nam ita evenit: cum saucius multifariam ibi factus esset, tamen vulnus capiti nullum evenit, eumque inter mortuos, defetigatum vulneribus atque quod sanguen eius defluxerat, cognovere. Eum sustulere, isque convaluit, saepeque post illa operam reipublicae fortem atque strenuam perhibuit illoque facto, quod illos milites subduxit, exercitum ceterum servavit. Sed idem benefactum quo in loco ponas, nimium interest. Leonides Laco, qui simile apud Thermopylas fecit, propter eius virtutes omnis Graecia gloriam atque gratiam praecipuam claritudinis inclitissimae decoravere monumentis: signis, statuis, elogiis, historiis aliisque rebus gratissimum id eius factum habuere; at tribuno militum parva laus pro factis relicta, qui idem fecerat atque rem servaverat». Hanc Q. Caedici tribuni virtutem M. Cato tali suo testimonio decoravit. Claudius autem Quadrigarius Annalis tertio non Caedicio nomen fuisse ait, sed Laberio.

Una storia tratta dagli Annali concernente il tribuno militare Q. Cedicio, con l’aggiunta di alcune parole dalle Origini di M. Catone, nelle quali paragona il valore di Cedicio a quello di Leonida di Sparta. Per gli dèi! Un episodio glorioso e del tutto ammirevole dei grandi soggetti dell’eloquenza greca che M. Catone riporta nelle sue Origini, relativo al tribuno militare Q. Cedicio! Il racconto scorre nella maniera seguente: durante la prima guerra punica il generale cartaginese che comandava in Sicilia si mosse incontro all’esercito romano e per primo aveva preso posizione su alcune alture e luoghi particolarmente favorevoli. I soldati romani, come la situazione lo imponeva, pertanto, si attestarono in un luogo esposto a imboscate e a gravi pericoli. Il tribuno si presentò al console e gli spiegò che il disastro incombeva su di loro a causa della posizione poco favorevole e a causa del fatto che fossero circondati dai nemici. «Suggerisco – fece lui – che, se vuoi salvare la situazione, tu debba ordinare a quattrocento uomini di muoversi verso quella “verruca” (così, infatti, Catone è solito chiamare un luogo elevato e scosceso), ordini loro e li esorti a occuparla; i nemici, non appena si saranno accorti di ciò, ci manderanno contro i più forti e i più decisi a conquistare l’altura e combattere contro i nostri; si concentreranno soltanto su questo, e certamente tutti quei quattrocento saranno sopraffatti. Ma allora, essendo i nemici impegnati in quel massacro, avrai il tempo necessario per ritirare l’esercito da questa posizione. Non c’è altra via di salvezza se non questa». Il console rispose al tribuno che questo consiglio gli sembrava il più saggio; «Ma chi – chiese – si incaricherà di guidare i quattrocento in quella posizione, incuneata fra le linee nemiche?». «Se non troverai nessun altro – esclamò il tribuno – puoi contare su di me per affrontare questo pericolo; offro la mia vita per te e per la Repubblica!». Il console mostrò gratitudine ed elogiò il tribuno. Costui e i quattrocento si misero in marcia verso la morte. I nemici, sopraffatti da cotanta audacia, stettero ad osservare dove essi stessero andando; ma non appena fu chiaro che fossero diretti verso quella collina, il generale cartaginese inviò contro di loro i fanti e i cavalieri tra i più valorosi del suo esercito. I Romani si trovarono circondati e, messi alle strette, si batterono: lo scontro fu a lungo incerto. Alla fine, il numero ebbe ragione: tutti e quattrocento, tribuno compreso, caddero trafitti da colpi di spada o tempestati da armi da lancio. Nel frattempo, il console, mentre quelli erano impegnati nella zuffa, poté ritirare le proprie forze su posizioni elevate e sicure. Ma facciamo sì che non siano le nostre parole, ma quelle dello stesso Catone a narrare ciò che per volere degli dèi accadde in quella battaglia al tribuno, al comando dei quattrocento: «Gli dèi immortali diedero al tribuno una sorte degna del suo valore. Infatti, accadde questo: ferito in molte parti del corpo, non aveva ricevuto tuttavia colpi alla testa e fu trovato fra i caduti, sfinito per le ferite e dissanguato. Venne raccolto e guarì; e più volte, dopo quell’episodio, diede alla Repubblica altre prove di valore e coraggio e, con quell’azione, in cui condusse a morte quattrocento uomini, salvò il resto dell’esercito. Ma purtroppo la gloria di un’azione dipende molto dal luogo in cui si è svolta: il lacedemone Leonida, che compì un’impresa simile alle Termopili, per il suo valore conobbe una gloria incomparabile, la gratitudine di tutti i Greci, e fu onorato con monumenti della maggior distinzione, con pitture, statue, iscrizioni, menzioni nelle storie e in altri modi i concittadini mostrarono la loro riconoscenza per la sua condotta. Invece, al nostro tribuno militare ben modesta fu la gloria tributata per un’azione uguale a quella di Leonida e per aver salvato un esercito». Con quest’altra testimonianza M. Catone onorò il valore del tribuno Q. Cedicio. Claudio Quadrigario nel III libro degli Annali dice però che il suo nome non fosse Cedicio, ma Laberio.
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Bibliografia:
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Basanoff V., Q. Caedicius, tribunus militum. (Tradition mythologique des annales, 2), Latomus 9 (1950), pp. 257-262.
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Calboli G., Die Episode des Tribunen Q. Caedicius (Cato, orig. frg. 7-43 Peter), Maia 48 (2006), pp. 1-32.
Chassignet M., L’annalistique romaine. L’annalistique récente. L’autobiographie politique, III, Paris 2004, p. 28, n. 41.
Cornell T.J. (ed.), The Fragments of the Roman Historians: Introduction, 1, Oxford 2013, pp. 202-204.
Münzer F., s.v. Laberius (1), in RE XII, 1, 1924, col. 246.
Münzer F., s.v. Q. Caedicius (7), RE III 1, 1942, col. 1246.
Peter H.W.G., Historicorum Romanorum reliquiae, vol. I2, Leipzig 1914, fr. 83, pp. 78-81.
Rolfe J.C. (ed.), The Attic Nights of Aulus Gellius, Cambridge 1927.
Russo F., Le Termopili come ‘luogo ideologico’ nella propaganda romana, Studi Classici e Orientali 56 (2010), pp. 31-56.
I contatti tra Blogger e WordPress sono più difficili di un conflitto tra Cartaginesi e Romani, ma danno meno onore. Comunque, se questo commento passa le linee, vorrei dire che fu il fatto di essere sopravvissuto alla battaglia a consegnare il tribuno Cedicio ad una onorevolissima azione bellica piuttosto che ad una sempiterna e leggendaria memoria.
3° tentativo, stavolta da WP per esaurimento pazienza.
http://visusversusanimum.blogspot.it/
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Me encanta el artículo, lástima de mi desconocimiento en italiano que me ha obligado a utilizar un traductor. Espero que algún día podamos realizar un proyecto junto.
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[…] comandanti romani rispetto a quelli greci. In un passo riportato integralmente da Aulo Gellio, un tribuno militare che consente con il sacrificio della propria vita di salvare il grosso dell’esercito era […]
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[…] un estratto dalle 𝑂𝑟𝑖𝑔𝑖𝑛𝑒𝑠 di Marco Porcio Catone Censore, in cui si narra l’episodio del valoroso tribuno Quinto Cedicio: nel corso della prima guerra punica, in Sicilia, Cedicio suggerì al proprio comandante di […]
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