in P. SCARPI, B. ROSSIGNOLI (a cura di), Le religioni dei Misteri, vol. II., Samotracia, Andania, Iside, Cibele e Attisi, Mitraismo, Milano 2002, pp. 358-359; 551-552 [note].

(369d) … 46. … Nομίζουσι γὰρ οἱ μὲν θεοὺς εἶναι δύο καθάπερ ἀντιτέχνους, τὸν μὲν ἀγαθῶν, τὸν δὲ φαύλων δημιουργόν. οἱ δὲ τὸν μὲν [γὰρ] ἀμείνονα θεόν, τὸν δὲ ἕτερον δαίμονα καλοῦσιν· ὥσπερ Ζωροάστρης ὁ μάγος, … (369e) οὗτος οὖν ἐκάλει τὸν μὲν Ὡρομάζην, τὸν δ᾽ Ἀρειμάνιον καὶ προσαπεφαίνετο τὸν μὲν ἐοικέναι φωτὶ μάλιστα τῶν αἰσθητῶν, τὸν δ᾽ ἔμπαλιν σκότῳ καὶ ἀγνοίᾳ, μέσον δ᾽ ἀμφοῖν τὸν Μίθρην εἶναι· διὸ καὶ Μίθρην Πέρσαι τὸν μεσίτην ὀνομάζουσιν· …
(369d) … 46. … E questi, infatti, riconoscono l’esistenza di due dèi che sono tra loro in competizione: l’uno produce il bene, l’altro il male. Vi sono quelli che chiamano dio il migliore tra i due, e l’altro, demone, come fa il mago Zoroastro[1], … (369e) E questo, allora, dava all’uno il nome di Horomazes, all’altro quello di Arimanios[2]; e, inoltre, dimostrava che l’uno, tra ciò che è percepibile con i sensi, si apparentava soprattutto alla luce e l’altro, al contrario, alle tenebre e all’ignoranza; tra i due in mezzo si collocava Mitra, che per questa ragione i Persiani chiamavano “mediatore”[3]…
***
Note:
[1] Ζωροάστρης ὁ μάγος: Zoroastro, o Zarathuštra, è figura ben nota alla letteratura greca e il suo nome compare su un numero considerevole di testi greci e latini (A. de Jong, Traditions of the Magi. Zoroastrianism in Greek and Latin Literature, Leiden 1997, pp. 316-317) ed è colui che ha dato vita alla più antica delle religioni fondate, lo Zoroastrismo appunto. Il titolo di magos con cui lo individua Plutarco ne definisce il ruolo sacerdotale, sia perché i magi erano una casta sacerdotale iranica (Ps.-Dion., epist. 7, 2; Porph. abst. IV 16; CIMRM I 68), sia perché proprio Zoroastro doveva essere uno zaotar, un sacerdote esponente del clero che gestiva l’antica religione politeista iranica con cui egli, poi, entrò in rotta di collisione, quando avviò la sua rivoluzionaria riforma. Da questa riforma scaturì il suo sistema religioso fondato su un dualismo ontologico e metafisico radicale, per il quale il mondo divino è diviso tra spiriti buoni, guidati Ahura Mazdā, e spiriti cattivi, guidati da Angra Mainyu (cfr. nota a l. 5), ma la cui teologia resta un monoteismo. Si vd., in generale, G. Gnoli, Le religioni dell’Iran Antico e Zoroastro, e Id., La religione zoroastriana, in G. Filoramo (a cura di), Storia delle religioni, I. Le religioni antiche, Roma-Bari 1994, pp. 455-498 e 499-565; de Jong 1997, pp. 317-323.
[2] Ὡρομάζην… Ἀρειμάνιον: sono la trascrizione greca dei due principi del bene e del male in cui lo Zoroastrismo ripartiva il mondo divino, due principi in continuo conflitto tra di loro e incarnati rispettivamente da Ahura Mazdā, o Horomazes appunto, Ohrmazd, il «Signore Saggio», e Angra Mainyu, o Arimanios, Ahreman, lo «Spirito Malvagio» (cfr. de Jong 1997, pp. 251 sgg., 312 sgg.). Ahura Mazdā è il creatore del mondo e produttore della vita, che così appare come Bene, laddove il Male è un prodotto di Angra Mainyu, che si configura come «non vita», in quanto impossibilità di esistere.
[3] μεσίτην: in questo passo Plutarco assegna a Mitra l’epiteto di «mediatore», che può evocare il valore di «patto» del teonimo nel politeismo indo-iranico (si vd. R. Merkelbach, Mitra, Genova 1988, pp. 28-29; sopra, p. 351) come pure la posizione centrale assegnata al dio nell’antico calendario persiano: Merkelbach 1988, p. 39.
[…] via Mitra, il “mediatore” (Plut., de Iside et Osiride 46 [ = Mor. 369d-e]) — Studia Humanitatis &#… […]
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