in PIAZZI F., GIORDANO RAMPIONI A., Multa per aequora. Letteratura, antologia e autori della lingua latina. 2. Augusto e la prima età imperiale, Bologna 2004, pp. 572-573.
[1] Ut alimenta sanis corporibus agricultura, sic sanitatem aegris medicina promittit. Haec nusquam quidem non est siquidem etiam inperitissimae gentes herbas aliaque prompta in auxilium uulnerum morborumque nouerunt. [2] uerum tamen apud Graecos aliquanto magis quam in ceteris nationibus exculta est, ac ne apud hos quidem a prima origine, sed paucis ante nos saeculis. Ut pote cum uetustissimus auctor Aesculapius celebretur, qui quoniam adhuc rudem et uulgarem hanc scientiam paulo subtilius excoluit, in deorum numerum receptus est. [3] huius deinde duo filii Podalirius et Machaon bello Troiano ducem Agamemnonem secuti non mediocrem opem commilitonibus suis attulerunt; quos tamen Homerus non in pestilentiā neque in uariis generibus morborum aliquid adtulisse auxilii, sed uulneribus tantummodo ferro et medicamentis mederi solitos esse proposuit. [4] Ex quo apparet has partes medicinae solas ab iis esse tentatas, easque esse uetustissimas. Eodem uero auctore disci potest morbos tum ad iram deorum immortalium relatos esse, et ab iisdem opem posci solitam uerique simile est interisse quidem tum morbis plurimos, cum fuerint nulla auxilia aduersae ualetudinis, plerumque tamen eam bonam contigisse ad bonos mores, quos neque desidia neque luxuria uitiarant.

[1] Come l’agricoltura procura gli alimenti per i sani, così la medicina garantisce la salute per gli ammalati. Questa, in verità, non è assente in nessuna parte del mondo, se è vero che anche le popolazioni più arretrate conoscono erbe e altri preparati disponibili per la cura di ferite e di malattie. [2] Ma, tuttavia, presso i Greci fu perfezionata parecchio di più che tra le altre civiltà, e neppure presso di loro fin dalla prima origine, ma pochi secoli prima di noi, visto che Esculapio viene celebrato come l’inventore più antico, il quale, poiché perfezionò in modo un po’ più accurato questa scienza ancora arretrata e rozza, fu accolto nel novero degli dèi. [3] In séguito i suoi due figli, Podalirio e Macaone, che seguirono il capo Agamennone nella guerra di Troia, offrirono un aiuto non da poco ai propri commilitoni; eppure, Omero mostrò che essi non portarono alcun aiuto durante la pestilenza né in vari generi di malattie, ma che erano soliti soltanto curare le ferite con strumenti di ferro e con medicamenti. [4] E da ciò appare evidente che da costoro furono affrontate queste sole parti della medicina e che esse sono le più antiche. Inoltre, secondo la medesima testimonianza, si può apprendere che a quei tempi le malattie erano attribuite all’ira degli dèi immortali e che a loro di solito si chiedeva aiuto, ed è probabile che, fra i rimedi inesistenti alla malattia, non essendovi alcun aiuto per la salute inferma, la maggior parte godesse comunque di buona salute grazie a buoni comportamenti, che né la pigrizia né l’eccessiva agiatezza avevano guastato.