Nel corso dellโetร repubblicana, a Roma, lโepigrafia si prestรฒ a usi molto diversificati anche nella sfera del privato. Come รจ facile immaginare, il maggior numero di documenti iscritti su pietra proviene dallโambito funerario: allโiscrizione era affidata la funzione di conservare, comunicare e tramandare ai vivi e ai posteri la ๐๐๐๐๐๐๐ di chi non cโera piรน. La gamma delle epigrafi funebri รจ quanto mai varia per scopo e tipologia: da essenziali didascalie recanti semplicemente il ๐ก๐๐ก๐ข๐๐ข๐ (il nome proprio e il patronimico) del defunto a testi piรน o meno complessi, nei quali alla sequenza onomastica si aggiunge una dedica espressa nella forma dellโ๐๐๐๐๐๐ข๐. ร questo il caso dellโiscrizione apposta sul sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato (๐ผ๐ฟ๐ฟ๐ ๐ 309)[1].
Dalla prima metร del III secolo, la prestigiosa casata dei ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ebbe il proprio mausoleo appena fuori ๐๐๐๐ก๐ ๐ถ๐๐๐๐๐, lungo la ๐ฃ๐๐ ๐ด๐๐๐๐, secondo una consuetudine che cominciava proprio allora a consolidarsi in seno allโ๐ฬ๐๐๐ก๐ gentilizia romana. Accortamente, a questo proposito, Cicerone si domandava: ๐ด๐ ๐ก๐ข ๐๐๐๐๐ ๐ ๐ข๐ ๐๐๐๐ก๐ ๐ถ๐๐๐๐๐, ๐๐ข๐ ๐ถ๐๐๐๐ก๐๐๐, ๐๐๐๐๐๐๐๐ข๐, ๐๐๐๐ข๐๐๐๐๐๐ข๐, ๐๐๐ก๐๐๐๐๐๐ข๐ ๐ ๐๐๐ข๐๐๐๐ ๐ข๐๐๐๐ , ๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐ข๐ก๐๐ ๐๐๐๐๐ ? (Cษชแด. ๐๐ข๐ ๐. I 7, 13, ยซMa tu, quando esci da Porta Capena e vedi i sepolcri di Calatino, degli Scipioni, dei Servili e dei Metelli, li diresti dei poveracci?ยป). In effetti, la felice posizione e collocazione di questi sepolcreti appena fuori dagli accessi principali dellโUrbe, lungo gli assi viari piรน importanti, consentiva ai membri delle ๐๐๐๐ก๐๐ di celebrare la gloria degli avi ed esaltare la propria autorappresentazione.
Il testo di ๐ผ๐ฟ๐ฟ๐ ๐ 309 si configura come un vero e proprio ๐๐๐๐๐๐ข๐ e costituisce a tutti gli effetti la piรน antica attestazione nota di un ๐๐ข๐๐ ๐ข๐ โ๐๐๐๐๐ข๐:
[๐ฟ(๐ข๐๐๐๐ )] ๐ถฬฒ๐ฬฒ๐ฬฒ๐ฬฒ๐ฬฒ๐ฬฒ๐ฬฒ๐(๐ ) ๐ถ๐(๐๐๐) ๐(๐๐๐๐๐ ) ๐๐๐๐๐๐.
ใ——ใ
ใ—ใ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ข๐ ๐ฟ๐ข๐๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐ต๐๐๐๐๐ก๐ข๐ ๐บ๐๐๐๐ข๐๐ ๐๐๐ก๐๐
๐๐๐๐๐๐๐ก๐ข๐ ๐๐๐๐ก๐๐ ๐ข๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐ข๐ โ ๐๐ข๐๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐ ๐ข๐๐๐ก๐ข๐ก๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐ข๐๐
๐๐ข๐๐ก โ ๐๐๐๐ ๐๐, ๐๐๐๐ ๐๐, ๐๐๐๐๐๐๐ , ๐๐ข๐๐ ๐๐ข๐๐ก ๐๐๐ข๐ ๐ข๐๐ โ ๐๐๐ข๐๐๐ ๐๐ ๐ถ๐๐ ๐๐ข๐๐
๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ก โ ๐ ๐ข๐๐๐๐๐ก ๐๐๐๐ ๐ฟ๐๐ข๐๐๐๐๐ โ ๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐ข๐๐๐ก.
Come annotรฒ Adriano La Regina (1968, 173), il sarcofago di Scipione Barbato ha suscitato piรน di una volta lโattenzione dellโindagine storico-filologica per la complessitร e lโimportanza dei problemi che esso pone. E, come talvolta avviene anche per i monumenti entrati nel patrimonio delle piรน comuni conoscenze e divenuti capisaldi della ricostruzione storica, si puรฒ dire che sotto certi aspetti lo studio del documento sia stato tuttโaltro che completo e definitivo.

Con la locuzione ๐๐ข๐๐ ๐ข๐ โ๐๐๐๐๐ข๐ i Romani intendevano quella successione gerarchia, progressiva e sequenziale che caratterizzava la โcarriera politicaโ del cittadino libero durante lโetร repubblicana (in particolare, nellโultima fase di questโepoca), mentre al tempo in cui visse il personaggio commemorato dallโiscrizione evidentemente non esisteva ancora una ben definita e sistematica successione delle magistrature. Tra lโaltro, va ricordato, lโunica vera magistratura (๐๐๐๐๐ ๐ก๐๐๐ก๐ข๐ ) era il consolato; le altre cariche โordinarieโ, difatti, che di volta in volta erano create per le piรน svariate ragioni di contingenza e di necessitร , erano ritenute โsatellitiโ. In altre parole, queste magistrature erano istituite per supplire le funzioni dei ๐๐๐๐ ๐ข๐๐๐ , qualora questi ultimi si fossero trovati impegnati in lunghe campagne militari allโestero o per accontentare i ๐๐๐ก๐๐๐๐๐ piรน intransigenti ogniqualvolta che i plebei ottenessero lโaccesso alle cariche piรน prestigiose.
Uno dei primi problemi sollevati da ๐ผ๐ฟ๐ฟ๐ ๐ 309 riguarda lโetimologia di ๐๐๐๐๐๐ข๐, di cui gli studiosi hanno dato diverse interpretazioni. Theodor Mommsen e Georg Gรถtz, alla fine del XIX secolo, avevano supposto che il termine andasse posto in relazione con il verbo ๐ฬ๐๐ฬ๐๐ฬ๐๐ (โscegliereโ, โselezionareโ), intendendo quindi lโ๐๐๐๐๐๐ข๐ come la โselezioneโ, โcernitaโ, negli archivi privati delle grandi famiglie romane, di memorie e tradizioni sul conto dei loro membri piรน cospicui. Secondo altri studiosi, invece, lโ๐๐๐๐๐๐ข๐ andrebbe concepito come forma di autorappresentazione veicolata dal ๐๐๐๐ verso lโesterno e, pertanto, ricondotta al campo semantico di ๐๐๐๐๐ข๐๐ข๐ e ๐๐๐๐ข๐. Joseph M. Stowasser รจ stato il primo ad accostare il lat. ๐๐๐๐๐๐ข๐ al gr. ฮตแฝฮปฮฟฮณฮฏฮฑ (dal verbo ฮตแฝฮปฮฟฮณฮตแฟฮฝ, โparlare bene di [qualcuno]โ) e, sulla scorta di Ernst R. Curtius e Christian Hรผlsen โ allievi del Mommsen โ, estese questa considerazione al genere elegiaco, il cui schema metrico si caratterizza per lโavvicendamento di distici di esametri e pentametri. Per avallare la loro tesi, proprio Curtius e Hรผlsen, presero in considerazione un passo di Aulo Gellio, il quale, a sua volta, cita un estratto dalle ๐๐๐๐๐๐๐๐ di Marco Porcio Catone Censore, in cui si narra lโepisodio del valoroso tribuno Quinto Cedicio: nel corso della prima guerra punica, in Sicilia, Cedicio suggerรฌ al proprio comandante di affidargli un gruppo di quattrocento uomini con il quale si sarebbe attestato in una stretta gola per tenervi impegnato il nemico e consentire al console di prenderlo alle spalle con il resto dellโesercito. Il piano, di per sรฉ, fu un vero successo: la mossa escogitata dal tribuno militare fu una trappola mortale per i Cartaginesi; ma, nel corso del combattimento, lo stesso Cedicio e tutti i suoi perirono (Gแดสส. ๐๐๐๐ก. ๐ด๐ก๐ก. III 7, 19). Il generale di Cedicio era ๐ด. ๐ด๐ก๐๐๐๐ข๐ ๐ด. ๐. ๐ถ. ๐. ๐ถ๐๐๐๐ก๐๐๐ข๐ , console del 258, che Cicerone menziona spesso come uomo dalle virtรน esemplari e del quale, ai suoi tempi, era ancora possibile vedere il sepolcro, identificato dagli studiosi moderni con la cosiddetta โTomba Arietiโ presso la ๐๐๐๐ก๐ ๐ธ๐ ๐๐ข๐๐๐๐๐ di Roma. LโArpinate, fra lโaltro, riporta testualmente il distico elegiaco che doveva campeggiare sul sarcofago del personaggio: ๐ป๐ข๐๐ ๐ข๐๐ข๐ ๐๐๐ข๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐๐ก๐๐ข๐๐ก ๐๐๐๐ก๐๐ / ๐๐๐๐ข๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ข๐ ๐๐ข๐๐ ๐ ๐ ๐ข๐๐๐ข๐ (Cษชแด. ๐๐๐. 61, ยซLa maggior parte delle ๐๐๐๐ก๐๐ conviene (nel dire) / che costui fu lโuomo piรน importante di (tutto) il popoloยป).
Il frammento catoniano, secondo i due filologi tedeschi, istituirebbe un evidente confronto con lโ๐๐ฅ๐๐๐๐๐ข๐ ben noto di re Leonida e i suoi trecento spartiati alle Termopili, celebrati dal poeta Simonide di Ceo (Sษชแดแดษด. F 531 Page). Gellio racconta che al tribuno e ai suoi soldati furono dedicati dei ๐๐๐๐ข๐๐๐๐ก๐ โ un nome collettivo con cui i Romani designavano ๐ ๐๐๐๐, ๐ ๐ก๐๐ก๐ข๐๐, ๐๐๐๐๐๐, โ๐๐ ๐ก๐๐๐๐๐, ecc.).
Tra gli anni Sessanta e Settanta del XX secolo gli studiosi hanno sostenuto lโipotesi per la quale gli ๐๐๐๐๐๐ fossero strettamente collegati con la pratica delle ๐๐๐ข๐๐๐ก๐๐๐๐๐ ๐๐ข๐๐๐๐๐๐ , come si desume dalla descrizione piuttosto dettagliata riportata da Polibio (Pแดสสส. VI 53):
แฝฯฮฑฮฝ ฮณแฝฐฯ ฮผฮตฯฮฑฮปฮปฮฌฮพแฟ ฯฮนฯ ฯฮฑฯ’ ฮฑแฝฯฮฟแฟฯ ฯแฟถฮฝ แผฯฮนฯฮฑฮฝแฟถฮฝ แผฮฝฮดฯแฟถฮฝ, ฯฯ ฮฝฯฮตฮปฮฟฯ ฮผฮญฮฝฮทฯ ฯแฟฯ แผฮบฯฮฟฯแพถฯ ฮบฮฟฮผฮฏฮถฮตฯฮฑฮน ฮผฮตฯแฝฐ ฯฮฟแฟฆ ฮปฮฟฮนฯฮฟแฟฆ ฮบฯฯฮผฮฟฯ ฯฯแฝธฯ ฯฮฟแฝบฯ ฮบฮฑฮปฮฟฯ ฮผฮญฮฝฮฟฯ ฯ แผฮผฮฒฯฮปฮฟฯ ฯ ฮตแผฐฯ ฯแฝดฮฝ แผฮณฮฟฯแฝฐฮฝ ฯฮฟฯแฝฒ ฮผแฝฒฮฝ แผฯฯแฝผฯ แผฮฝฮฑฯฮณฮฎฯ, ฯฯฮฑฮฝฮฏฯฯ ฮดแฝฒ ฮบฮฑฯฮฑฮบฮตฮบฮปฮนฮผฮญฮฝฮฟฯ. ฯฮญฯฮนฮพ ฮดแฝฒ ฯฮฑฮฝฯแฝธฯ ฯฮฟแฟฆ ฮดฮฎฮผฮฟฯ ฯฯฮฌฮฝฯฮฟฯ, แผฮฝฮฑฮฒแฝฐฯ แผฯแฝถ ฯฮฟแฝบฯ แผฮผฮฒฯฮปฮฟฯ ฯ, แผฮฝ ฮผแฝฒฮฝ ฯ แผฑแฝธฯ แผฮฝ แผกฮปฮนฮบฮฏแพณ ฮบฮฑฯฮฑฮปฮตฮฏฯฮทฯฮฑฮน ฮบฮฑแฝถ ฯฯฯแฟ ฯฮฑฯฯฮฝ, ฮฟแฝฯฮฟฯ, ฮตแผฐ ฮดแฝฒ ฮผฮฎ, ฯแฟถฮฝ แผฮปฮปฯฮฝ ฮตแผด ฯฮนฯ แผฯแฝธ ฮณฮญฮฝฮฟฯ ฯ แฝฯฮฌฯฯฮตฮน, ฮปฮญฮณฮตฮน ฯฮตฯแฝถ ฯฮฟแฟฆ ฯฮตฯฮตฮปฮตฯ ฯฮทฮบฯฯฮฟฯ ฯแฝฐฯ แผฯฮตฯแฝฐฯ ฮบฮฑแฝถ ฯแฝฐฯ แผฯฮนฯฮตฯฮตฯ ฮณฮผฮญฮฝฮฑฯ แผฮฝ ฯแฟท ฮถแฟฮฝ ฯฯฮฌฮพฮตฮนฯ. ฮดฮน’ แฝงฮฝ ฯฯ ฮผฮฒฮฑฮฏฮฝฮตฮน ฯฮฟแฝบฯ ฯฮฟฮปฮปฮฟแฝบฯ แผฮฝฮฑฮผฮนฮผฮฝฮทฯฮบฮฟฮผฮญฮฝฮฟฯ ฯ ฮบฮฑแฝถ ฮปฮฑฮผฮฒฮฌฮฝฮฟฮฝฯฮฑฯ แฝฯแฝธ ฯแฝดฮฝ แฝฯฮนฮฝ ฯแฝฐ ฮณฮตฮณฮฟฮฝฯฯฮฑ, ฮผแฝด ฮผฯฮฝฮฟฮฝ ฯฮฟแฝบฯ ฮบฮตฮบฮฟฮนฮฝฯฮฝฮทฮบฯฯฮฑฯ ฯแฟถฮฝ แผฯฮณฯฮฝ, แผฮปฮปแฝฐ ฮบฮฑแฝถ ฯฮฟแฝบฯ แผฮบฯฯฯ, แผฯแฝถ ฯฮฟฯฮฟแฟฆฯฮฟฮฝ ฮณฮฏฮฝฮตฯฮธฮฑฮน ฯฯ ฮผฯฮฑฮธฮตแฟฯ แฝฅฯฯฮต ฮผแฝด ฯแฟถฮฝ ฮบฮทฮดฮตฯ ฯฮฝฯฯฮฝ แผดฮดฮนฮฟฮฝ, แผฮปฮปแฝฐ ฮบฮฟฮนฮฝแฝธฮฝ ฯฮฟแฟฆ ฮดฮฎฮผฮฟฯ ฯฮฑฮฏฮฝฮตฯฮธฮฑฮน ฯแฝธ ฯฯฮผฯฯฯฮผฮฑ.
Quando fra loro muore un personaggio in vista, durante la celebrazione delle esequie, egli viene trasportato, con tutti gli onori, presso i cosiddetti ๐ ๐๐ ๐ก๐๐, nel Foro, a volte in posizione eretta, in modo da essere ben visibile, raramente adagiato. Mentre tutto il popolo gli sta attorno, un figlio โ se il morto ne ha lasciato uno in etร adulta e se questi si trova presente โ, o altrimenti, se cโรจ, un altro membro della famiglia, sale sulla tribuna e parla delle virtรน del defunto e dei successi da lui conseguiti in vita. Lโeffetto di ciรฒ รจ che la folla, ricordando e richiamando alla mente lโaccaduto โ non solo coloro che hanno preso parte ai fatti, ma anche gli estranei โ, sia tanto commossa che non sembra trattarsi di una disgrazia privata, limitata alle persone in lutto, ma comune a tutto il popolo.

Il cerimoniale romano, insomma, prevedeva che il membro piรน importante del ๐๐๐๐ gentilizio prendesse la parola e tenesse unโorazione pubblica per โelogiareโ il ๐๐ ๐๐ข๐๐ข๐ . Nella ๐๐๐ข๐๐๐ก๐๐, in maniera abbastanza schematica, lโoratore ripercorreva tutta lโesistenza del congiunto scomparso, celebrandone il carattere, le virtรน etiche, le competenze civiche e militari, passando in rassegna le sue azioni e commemorandone il ruolo svolto per la comunitร . In altre parole, si esaltava la ๐๐๐๐๐๐๐ก๐๐ del personaggio, cioรจ la sua capacitร di farsi notare in pubblico, in relazione allโutilitร che lโintero corpo civico ne aveva tratto. Polibio, da straniero, nota acutamente come fra i Quiriti imperasse una sorta di โfame di potereโ, da intendersi non come la frenesia di accaparrarsi un posto di comando sopra e a scapito degli altri, bensรฌ come la volontร di rivestire a tutti i costi delle cariche pubbliche, pur di nobilitare se stessi, illustrare la propria casata e giovare alla โcosa pubblicaโ. ร risaputo che nella societร romana lโindividuo fosse subordinato alla collettivitร . Esemplare, a questo proposito, fu Quinto Fabio Massimo โil Temporeggiatoreโ: costui, a seguito della disfatta cannense (216), sโimpegnรฒ personalmente, dando fondo al proprio patrimonio, per riscattare i concittadini caduti prigionieri nelle mani di Annibale. A conti fatti, Fabio Massimo non domandรฒ nulla come risarcimento al Senato, nรฉ alle famiglie dei riscattati, ma ne ottenne lโinfinita gratitudine, aumentando a dismisura la propria fama. Nella societร romana, dunque, gli individui agivano per ottenere la miglior forma di glorificazione (la ๐๐๐๐๐๐๐ก๐๐ ), nel solco di una comunitร piรน funzionale di quanto non lo fosse la loro stessa persona. Di qui, perciรฒ, lโuso di far redigere iscrizioni, la costruzione di monumenti ed edifici pubblici, i cerimoniali funebri, lo ๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐๐๐ข๐, ecc.
Il sarcofago di Scipione Barbato รจ costituito da una cassa di peperino, una roccia magmatica molto comune sui Colli Albani, lunga circa 1,42 m, lโunica nel mausoleo ad avere unโelaborata decorazione architettonica. Il sepolcro, infatti, fu concepito come un vero e proprio altare dalla struttura sensibilmente rastremata, modanata alla base e ornata nella sua sezione superiore con un fregio dorico (con tanto di triglifi e metope, riempite da rosoni a rilievo diversi lโuno dallโaltro). Il coperchio presenta un bordo scolpito secondo lo schema ionico di una ฯฮนฮผฮฌ e un ฮณฮตแฟฯฮฟฮฝ con dentellatura, su cui poggiano due ๐๐ข๐๐ฃ๐๐๐๐๐ฬ๐ (โcusciniโ).
Piรน volte รจ stato sottolineato dagli esperti che la collocazione del mausoleo sullโ๐ด๐๐๐๐ โ fatta costruire da Appio Claudio Cieco nel 312 โ fosse in stretta connessione alla famiglia di Scipione Barbato, in quanto principale promotrice dellโespansionismo romano verso la ๐๐๐๐๐ ๐บ๐๐๐๐๐๐. Con ogni probabilitร , i ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ intrattenevano rapporti con le comunitร grecaniche del Meridione giร dalla fine del IV secolo, comunitร presso le quali โ come รจ noto โ erano diffuse le dottrine pitagoriche. A questo proposito, Plinio il Vecchio spiegava che nellโarea del ๐ถ๐๐๐๐ก๐๐ข๐, nel Foro romano, ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐ก๐๐๐, era stata posta, fra le altre, anche una statua che raffigurava nientemeno che lo stesso Pitagora (Pสษชษด. ๐๐๐ก. โ๐๐ ๐ก. XXXIV 12, 26). Da Plutarco (Pสแดแด. ๐๐ข๐. 8, 18) si apprende lโesistenza di una tradizione presso gli ๐ด๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐, in base alla quale vantavano legami di parentela con il filosofo; pare che alcuni esponenti di questo ๐๐๐๐ fossero stati stretti collaboratori degli ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ come veicolo di diffusione nellโUrbe delle dottrine politico-sociali provenienti dalle realtร suditaliche.

Bisogna dunque pensare che la societร romana, agli inizi del III secolo, fosse particolarmente raffinata e acculturata: gli esponenti delle ๐๐๐๐ก๐๐ erano in stretto contatto con le cittร magnogreche, dalle quali apprendevano lingua, costumi, stili e altri spunti per la definizione delle virtรน politiche: se si tiene conto di ciรฒ, allora appare piรน chiaro il motivo per cui Scipione Barbato nellโ๐๐๐๐๐๐ข๐ sia ricordato come ๐๐๐๐ก๐๐ ๐ข๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐ข๐, formula che sembra trovare perfetta aderenza al greco ฮบฮฑฮปแฝธฯ ฮบฮฑแฝถ แผฮณฮฑฮธฯฯ (โbello e buonoโ). Va inoltre ricordato come i Romani spesso discettassero sulla vera natura del concetto di ๐ ๐๐๐๐๐๐ก๐๐, ovvero la capacitร empirica di prevedere gli effetti delle proprie e delle altrui azioni, che la persona apprendeva con il tempo e lโesperienza. Insomma, dati questi elementi, รจ chiaro che quella romana, tra IV e III secolo, fu tuttโaltro che una societร monolitica, grezza e chiusa (come spesso si รจ voluto rappresentarla) e la cultura ellenica vi svolse, indubbiamente, un ruolo fondamentale nel processo di acculturazione e di formazione.
Gioacchino De Angelis DโOssat (1936), per primo, si occupรฒ di studiare i materiali repertati nel mausoleo degli ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ e i sarcofagi in ispecie. Reinhard Herbig (1952, 124) ipotizzรฒ che la pietra utilizzata per la loro realizzazione fosse nenfro, una tipologia di tufo grigio molto diffusa nellโAlto Lazio.
Quanto alla sequenza onomastica che Attilio Degrassi riportรฒ alla r. 1 di ๐ผ๐ฟ๐ฟ๐ ๐ 309 (1957, 178) โ [๐ฟ(๐ข๐๐๐๐ )] ๐ถฬฒ๐ฬฒ๐ฬฒ๐ฬฒ๐ฬฒ๐ฬฒ๐ฬฒ๐(๐ ) ๐ถ๐(๐๐๐) ๐(๐๐๐๐๐ ) ๐๐๐๐๐๐ โ corrisponde al testo che doveva comparire sul ๐๐ข๐๐ฃ๐๐๐๐ del coperchio come ๐ก๐๐ก๐ข๐๐ข๐ ๐๐๐๐ก๐ข๐ , cioรจ realizzato con rubricatura, ma non inciso. La sequenza, composta da ๐๐๐๐๐๐๐๐๐, ๐๐๐๐๐, ๐๐๐ก๐๐๐๐๐๐๐๐ข๐ , ๐๐๐๐๐๐๐๐, secondo lโuso arcaico, presentava unโuscita in -๐๐ (non ancora โoscurataโ) del ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐ก๐๐๐๐๐๐ข๐. Christian Hรผlsen (๐ถ๐ผ๐ฟ VI 31587) osservรฒ che, quando i testi delle iscrizioni del mausoleo furono pubblicati da Ennio Q. Visconti nel 1785 e riprodotti da Giovanni Battista Piranesi, mostravano la sequenza onomastica โnormalizzataโ in ๐ฟ. ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ข๐ ๐ถ๐. ๐. ๐๐๐๐๐๐. I testi furono poi ricopiati fedelmente nelle schede di Gaetano Marini (1742-1815), Prefetto dellโArchivio Pontificio e Primo Custode della Biblioteca Apostolica Vaticana. Secondo Raffaele Garrucci (1877), Piranesi non aveva riprodotto il testo del sarcofago nella maniera piรน fedele: le lettere ๐ ed ๐ dellโiscrizione sul manufatto appaiono, in realtร , incise secondo lโuso arcaico, cioรจ con unโinclinazione destrorsa. Nella sezione successiva, Garrucci leggeva le lettere ๐ ๐ ๐ก, mentre Hรผlsen (che anche lui volle osservare di persona il sarcofago) riteneva che al di sopra del termine ๐๐๐๐ก๐๐ , nella parte di testo mancante, si potessero intravedere, leggermente abrase, ๐ ๐ ๐, che riconduceva a un ipotetico (๐)๐(๐)๐ ๐(๐). La tesi che va per la maggiore sulla base di questi saggi รจ che quelle lettere fossero i resti di un originario ๐ก๐๐ก๐ข๐๐ข๐ ๐๐๐๐ก๐ข๐ , sostituito in seguito da una prima forma di epigrafe, riportante una sintesi degli โ๐๐๐๐๐๐ rivestiti dal defunto, successivamente erasa e rifatta in posizione piรน bassa.
A una prima lettura, il testo epigrafico mette in luce alcuni caratteri formali piuttosto curiosi, a partire dalla sequenza onomastica: mentre sul coperchio gli elementi del nome, benchรฉ in un latino arcaico, erano collocati in successione canonica, nella parte di testo riportata sulla cassa il gentilizio precede il ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ โ tra lโaltro, non abbreviato; tutti i nominativi di II declinazione presentano la vocale tematica giร oscurata in -๐ข๐ . Nella sequenza compare anche il ๐๐๐๐๐๐๐๐: va precisato che tra il IV e il III secolo lโonomastica latina era piuttosto fluida; difatti, almeno sui documenti ufficiali, gli esponenti del patriziato non facevano apporre anche il ๐๐๐๐๐๐๐๐ (โsoprannomeโ). Per esempio, presso la ๐๐๐๐ ๐น๐๐๐๐, solo i discendenti del ๐ถ๐ข๐๐๐ก๐๐ก๐๐ (โTemporeggiatoreโ) portavano il soprannome di ๐๐๐ฅ๐๐๐ข๐ . I ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ entrarono stabilmente nellโuso pubblico nel momento in cui le ramificazioni di uno stesso ๐๐๐๐ erano tali che i legami di sangue non erano piรน facilmente rilevabili. Perciรฒ non doveva essere inconsueto che fra i ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ vi fosse un ramo degli ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ต๐๐๐๐๐ก๐ o ๐ต๐๐๐๐๐ก๐ soltanto. La questione รจ ulteriormente complicata dal modo in cui le fonti letterarie trattano lโonomastica dei grandi personaggi del passato: solo a partire dal III secolo, i ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ patrizi cominciarono a differenziarsi. I piรน antichi erano โsoprannomiโ derivanti da caratteristiche fisiche o particolari virtรน morali, o ancora da indicazioni toponomastiche. In questโultimo caso, i membri di alcune famiglie legavano a sรฉ il nome di un luogo, spesso quello di nascita: per esempio, i ๐๐๐๐๐๐ e i ๐๐ข๐๐๐๐ก๐๐ erano detti ๐ถ๐๐๐๐ก๐๐๐๐๐, per il fatto che i loro avi avessero abitato il Campidoglio. Ancora, i ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ spesso derivavano da difetti fisici o comportamentali, e portarli non era considerato motivo di disonore o vergogna. Con lโandare del tempo, tuttavia, i Romani persero cognizione del motivo per cui i loro avi avessero lasciato in ereditร certi โsoprannomiโ, spesso bizzarri; pertanto, spesso cercavano di darsene ragione costruendo racconti eziologici fantasiosi:
๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ก๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐: ๐๐๐๐ข๐๐๐, ๐๐ข๐ ๐๐๐๐ข๐ ๐๐๐ ๐ก๐๐๐๐๐ ๐๐๐ข๐๐๐๐๐๐ก, ๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐, ๐๐๐ ๐น๐๐๐๐๐๐ข๐, ๐ฟ๐๐๐ก๐ข๐๐๐๐ข๐, ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ข๐, ๐ข๐ก ๐๐ข๐๐ ๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐ข๐๐ ๐๐๐ก๐๐๐ ๐๐๐๐ข๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐กโฆ
Connessi allโagricoltura sono anche i ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ piรน antichi: Pilumno, perchรฉ aveva inventato il pestello per i mulini, Pisone dal verbo ๐๐๐ ๐ฬ๐๐ (โmacinareโ), e poi i ๐น๐๐๐๐, i ๐ฟ๐๐๐ก๐ข๐๐, i ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐๐ , a seconda del legume che erano piรน abili a seminare (โฆ).
Queste curiose etimologie, riportate da Plinio il Vecchio (Pสษชษด. ๐๐๐ก. โ๐๐ ๐ก. XVIII 3, 10), mettono il nome dei ๐น๐๐๐๐ in collegamento con ๐๐๐๐ (โfavaโ), quello dei ๐ฟ๐๐๐ก๐ข๐๐ con ๐๐๐๐ (โlenticchiaโ), e quello dei ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐๐ con ๐๐๐๐๐ (โceceโ).
Tornando a ๐ผ๐ฟ๐ฟ๐ ๐ 309, al testo normalizzato con i nominativi uscenti in -๐ข๐ fa da contraltare la formula ๐บ๐๐๐๐ข๐๐ ๐๐๐ก๐๐ / ๐๐๐๐๐๐๐ก๐ข๐ , dove il primo elemento riprende lโarcaica desinenza dellโablativo singolare della II declinazione (-๐๐), contiene il dittongo aperto -๐๐- di chiara influenza ellenica e conserva la confusione grafica tra ๐บ e ๐ถ. Si suppone che il prenome ๐บ๐๐๐๐ข๐ (โGneoโ) abbia origini etrusche: lโepigrafia funebre di area tirrenica risalente al IV secolo, difatti, attesta il nome ๐ถ๐๐๐ข๐. Gli studiosi sospettano una probabile manipolata artificiositร del testo iscritto sul sarcofago di Barbato e alcuni sono convinti che queste โpatineโ arcaizzanti, pseudo-greche siano palesemente volute e manierate.
Lโespressione ๐๐๐ก๐๐ / ๐๐๐๐๐๐๐ก๐ข๐ , poi, appartiene a quel codice linguistico con cui, dal III secolo in poi, gli aristocratici romani tendevano a farsi rappresentare. A tal proposito, Matteo Massaro (2008, 52) ha osservato che lโinversione fra il ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐ก๐๐๐๐๐๐ข๐ e il ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ e fra il ๐๐๐๐๐๐๐๐ e il ๐๐๐ก๐๐๐๐๐๐๐๐ข๐ potrebbe aver avuto ragioni metriche, oltre che chiare funzioni propagandistiche. Non รจ un caso, infatti, che nel registro โburlescoโ della commedia plautina questo codice autorappresentativo fosse spesso motteggiato: non rare, infatti, sono le scene in cui buffoni, fanfaroni e altri personaggi di dubbia origine si vantino di essere dei ๐๐๐ก๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ก๐.
Stando allโespressione ๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐ข๐, Scipione Barbato doveva essere dotato di quella virtรน che i Greci chiamavano ฯฯฯฮฝฮทฯฮนฯ, che si potrebbe tradurre come โaccortezza politicaโ, diversa dalla ฯฯฯฯฮฟฯฯฮฝฮท, che indica la โmoderazioneโ e la โtemperanzaโ, e dalla ฯฮฟฯฮฏฮฑ, ossia la โsaggezza che deriva dalla dottrinaโ (corrispondente alla latina ๐ ๐๐๐๐๐ก๐๐). Coraggio, audacia e prontezza dโazione derivavano allโuomo romano dalla preparazione e dalla saggezza, cioรจ dalla formazione e dallโesperienza (chi era preparato, sapeva prendere decisioni previdenti e non avventate). I Romani, insomma, esaltavano nella ๐ ๐๐๐๐๐๐ก๐๐ della persona non solo lโavvedutezza, ma anche la capacitร di โagire beneโ (cfr. Pesando 1990; Pignatelli 2001).
Il sintagma successivo ๐๐ข๐๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐ ๐ข๐๐๐ก๐ข๐ก๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐ข๐๐ / ๐๐ข๐๐ก si puรฒ ben avvicinare allโideale greco arcaico della ฮบฮฑฮปฮฟฮบฮฑฮณฮฑฮธฮฏฮฑ, la massima perfezione umana, lโunione nella stessa persona della โbellezzaโ e della โbontร โ morale. Di conseguenza, nellโ๐๐๐๐๐๐ข๐ di Scipione Barbato sembra esserci un tentativo di appropriazione di tale principio straniero e di renderlo โromanoโ. Sul piano morfologico, si nota che ๐๐ข๐๐๐ข๐ sia la forma antica di ๐๐ข๐๐ข๐ , il dativo ๐ข๐๐๐ก๐ข๐ก๐๐ presenta lโoriginale desinenza con dittongo aperto dei nomi della III declinazione e ๐๐๐๐๐ ๐ข๐๐, che sta per il classico ๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐, indica al superlativo assoluto la totale identificazione tra le virtรน morali e spirituali e la bellezza fisica del defunto. Massaro (2008) ha ipotizzato che ๐๐๐๐๐ fosse un esplicito riferimento a un ritratto dello stesso Barbato che, anticamente, doveva essere posto sopra il sarcofago, secondo un uso ravvisabile presso gli Etruschi.
Di seguito, inizia quella parte di testo che sicuramente richiama elementi piรน arcaizzanti e piรน propriamente quiritari. Innanzitutto, si indicano le cariche pubbliche che il ๐๐ ๐๐ข๐๐ข๐ rivestรฌ in vita: ๐๐๐๐ ๐๐, ๐๐๐๐ ๐๐, ๐๐๐๐๐๐๐ . Allโepoca di Scipione Barbato (fine IV โ inizi III secolo), comโรจ noto, non esisteva ancora un ๐๐ข๐๐ ๐ข๐ โ๐๐๐๐๐ข๐ e lโunica vera e propria magistratura era il consolato. Ma nel corso dei decenni, la rapida estensione dellโegemonia dellโUrbe sullโItalia centro-meridionale e i primi conflitti con le genti esterne, nonchรฉ lโingresso nella ๐๐๐ ๐๐ข๐๐๐๐๐ di nuovi elementi, se non interi gruppi gentilizi, comportarono il proliferare di nuovi โ๐๐๐๐๐๐ oltre il consolato, che assunsero, a poco a poco, la dignitร magistratuale. Lโiscrizione sul sarcofago, dunque, mostra la successione delle cariche ricoperte da quella che normalmente era considerata la piรน importante: il nome ๐๐๐๐ ๐๐ presenta unโuscita priva di oscuramento (รจ molto probabile che, allโepoca, si pronunciasse in questo modo). Tuttavia, siccome lโepigrafia latina, in genere, mostra lโabbreviazione in ๐๐๐ o lโestensione in ๐๐๐ ๐๐, il fatto che in questo caso il termine sia riportato per intero lascia pensare che si tratti di un falso arcaismo. Del secondo titolo, ๐๐๐๐ ๐๐, giร si รจ detto, ricordando che lโeditore Hรผlsen aveva ravvisato sulla cassa del sarcofago le tenui tracce di una rubricatura; ulteriore spia di arcaismo affettato รจ lโincisione della parola per intero. Infine, la terza carica, ๐๐๐๐๐๐๐ , presenta lโoriginario dittongo in ๐๐. Ora, dato che allโepoca di Barbato non esisteva una determinata successione delle cariche pubbliche, รจ probabile che egli le avesse esercitate una di seguito allโaltra come riferito dallโiscrizione; ma รจ anche vero che lโepigrafe non determina per forza un ordine crescente o decrescente, perciรฒ si potrebbe ipotizzare che quegli โ๐๐๐๐๐๐ siano stati disposti nellโordine giudicato piรน opportuno: il consolato, con cui il defunto illustrรฒ se stesso e la propria famiglia, compiendo imprese degne di memoria; la censura, che misurava il prestigio e il carisma della persona; lโedilitร , che dava prova dellโimpegno dellโuomo verso la ๐๐๐ฃ๐๐ก๐๐ .

Fu solo con la ๐๐๐ฅ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ , un plebiscito fatto approvare nel 180 dallโomonimo tribuno della plebe, Lucio Villio, che si stabilรฌ ๐๐๐๐ก๐ข๐ ๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐ก๐๐๐ก๐ข๐ข๐, disciplinando la carriera politica dei cittadini. Il provvedimento imponeva unโetร minima per lโaccesso alle diverse magistrature e lโosservanza di un intervallo obbligatorio minimo di due anni tra un mandato e lโaltro. Con questa legge la ๐๐ข๐๐๐ ๐ก๐ข๐๐ divenne una carica elettiva a tutti gli effetti, con il prerequisito di aver prestato almeno dieci anni di servizio militare (๐๐๐๐๐ ๐ ๐ก๐๐๐๐๐๐๐). A 37 anni si poteva essere eletti ๐๐๐๐๐๐๐ , a 40 ๐๐๐๐๐ก๐๐๐๐ e a 43 ๐๐๐๐ ๐ข๐๐๐ . La funzione del dispositivo era quella di assicurare un regolare avvicendamento al potere dei cittadini, evitando che gli individui piรน spregiudicati, da semplici ๐๐๐๐ฃ๐๐ก๐, ottenessero un ๐๐๐๐๐๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐ข๐๐๐๐, arruolassero eserciti in proprio e gestissero i propri affari, pur compiendo missioni per il bene della ๐๐๐ ๐๐ข๐๐๐๐๐.
La formula ๐๐ข๐๐ ๐๐ข๐๐ก ๐๐๐ข๐ ๐ข๐๐ รจ un esempio di enfasi pleonastica, che si ritrova pressochรฉ identica anche nellโ๐๐๐๐๐๐ข๐ del figlio di Barbato (๐ถ๐ผ๐ฟ VI 1287), lโomonimo Lucio Cornelio Scipione, console nel 259, il cui sepolcro era posto nello stesso mausoleo. ร molto probabile che il pleonasmo doveva sottolineare lโunicitร e lโeccezionalitร del defunto rispetto al corpo civico, nonchรฉ il suo vanto di essere stato egli stesso un ๐๐๐ฃ๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐ข๐ .
Nelle ultime due righe dellโiscrizione si indicano sinteticamente i principali successi conseguiti da Barbato, evidentemente durante il consolato. Con ogni probabilitร , questa porzione di testo non doveva far parte dellโoriginaria redazione in rubricatura, nรฉ nella prima versione incisa. Adriano La Regina (1968) notรฒ che lโepitaffio altro non era che la trascrizione di alcuni passi piรน significativi della ๐๐๐ข๐๐๐ก๐๐ ๐๐ข๐๐๐๐๐๐ , recitata alle esequie. Sulla stessa linea, Fausto Zevi (1969-70, 69) dimostrรฒ che lโ๐๐๐๐๐๐ข๐ fu, in realtร , il risultato di una sintesi estremamente elaborata ed efficacissima โ al punto da sembrare evocativa โ di quegli elementi che il discorso funebre dovette affrontare piรน diffusamente.
Le questioni piรน complesse sorsero quando gli interpreti moderni tentarono di vagliare, alla luce delle notizie pervenute da altra fonte, la veridicitร delle ๐๐๐ ๐ก๐๐ di Barbato, console nel 298. Le discrepanze apparvero effettivamente inconciliabili e le diverse soluzioni proposte convennero, in linea di massima, nel riporre meno fiducia nella testimonianza piรน antica e diretta che nelle rielaborazioni dellโannalistica. Alcuni studiosi avrebbero aggirato il problema con unโimputazione di โfalso ideologicoโ nei confronti della stessa ๐๐๐๐ ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐, che avrebbe esaltato nel suo avo meriti inesistenti. Filippo Coarelli (1999) evidenziรฒ che le incongruenze tra ๐ผ๐ฟ๐ฟ๐ ๐ 309 e due passi liviani (Lษชแด . X 41, 9-14) sarebbero piรน apparenti che reali, sospettando che, in realtร , lโautore dellโiscrizione intendesse celebrare le imprese di Barbato in qualitร di ๐๐๐๐๐ก๐ข๐ nel 293. Tito Livio segue una tradizione che colloca la missione di Scipione Barbato in ๐ธ๐ก๐๐ข๐๐๐ e quella del collega Gneo Fulvio Massimo Centumalo nel ๐๐๐๐๐๐ข๐, mentre lโ๐๐๐๐๐๐ข๐ non accenna minimamente agli Etruschi, anzi, attribuisce la conquista del ๐๐๐๐๐๐ข๐ espressamente allo stesso Scipione (๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ก). La fonte liviana, dunque, ignora completamente le presunte operazioni militari di Barbato contro i Sanniti e i Lucani, concordando piuttosto con i ๐๐๐ ๐ก๐ ๐ก๐๐๐ข๐๐โ๐๐๐๐ , che in corrispondenza con lโanno 298 (= 456 ๐.๐.๐.) accredita la vittoria ๐๐ ๐๐๐๐๐๐ก๐๐๐ข๐ ๐ธ๐ก๐๐ข๐ ๐๐๐๐ ๐๐ข๐ a Centumalo. Inoltre, Livio racconta che la campagna assegnata a Scipione incontrรฒ non poche difficoltร , essendo i nemici particolarmente agguerriti e militarmente preparati.

Secondo Mommsen, nel 298, il Senato avrebbe decretato che entrambi i consoli si occupassero della guerra contro i Sanniti: Centumalo avrebbe sconfitto i nemici a ๐ต๐๐ข๐๐๐๐ข๐ e ad ๐ด๐ข๐๐๐๐๐๐, mentre Barbato avrebbe assediato ed espugnato gli ๐๐๐๐๐๐ indicati dal suo ๐๐๐๐๐๐ข๐, cioรจ ๐๐๐ข๐๐๐ ๐๐ e ๐ถ๐๐ ๐๐ข๐๐. In questo modo, il filologo tedesco tentรฒ di far collimare tutte le informazioni con le indicazioni dei ๐๐๐ ๐ก๐ ๐ก๐๐๐ข๐๐โ๐๐๐๐ : dopo aver sconfitto i Sanniti, Centumalo si sarebbe rivolto a nord per combattere gli Etruschi, mentre Barbato si sarebbe rivolto a sud, sottomettendo lโintera Lucania (๐ ๐ข๐๐๐๐๐ก ๐๐๐๐ ๐ฟ๐๐ข๐๐๐๐๐), dalla quale avrebbe riportato ostaggi (๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐ข๐๐๐ก). Infine, soltanto al collega sarebbe stato concesso il trionfo sulle popolazioni nemiche, perchรฉ Scipione Barbato avrebbe combattuto contro i Lucani, i quali, benchรฉ ribelli, erano pur sempre ๐๐๐๐๐๐๐๐ก๐. Insomma, con buona pace di Livio e delle sue fonti, tendenti spesso a far confusione, secondo Mommsen, i documenti epigrafici offrirebbero un quadro tutto sommato coerente. La sua ricostruzione per un poโ ha retto.
Tuttavia, il primo a porsi dei dubbi fu proprio La Regina, secondo il quale non esisterebbero elementi sicuri per suffragare lโipotesi che i Lucani, nel 298, si fossero ribellati a Roma: Scipione Barbato non conquistรฒ la Lucania, dato che i suoi abitanti, indotti dalla pressione dei Sanniti sulle frontiere settentrionali, chiesero e ottennero un patto dโalleanza con i Romani e, come voleva la consuetudine, inviarono degli ostaggi. In quegli anni lโUrbe stava gestendo due fronti di guerra, a nord contro gli Etruschi a sud contro i Sanniti; in queste condizioni, lโapertura di un terzo fronte, tra lโaltro nei confronti di una popolazione prima di allora non coinvolta direttamente nelle politiche di espansione romana e che, tuttโal piรน, avrebbe avuto ogni ragione per schierarsi contro i Sanniti, sarebbe stata assolutamente controproducente. In ogni caso, secondo La Regina, ogni interpretazione addotta poggerebbe sulla presunzione di un elemento non dimostrato, e cioรจ che la ๐ฟ๐๐ข๐๐๐๐(๐) dellโiscrizione sia identificata effettivamente con lโomonima regione dellโItalia meridionale. In epoca antica, perรฒ, con quel nome non si indicava un unico territorio: secondo La Regina, nella fattispecie, si sarebbe trattato di una piccola comunitร sabellica attestata lungo la valle del Sangro, nellโodierno Abruzzo meridionale, e il toponimo ๐ฟ๐๐ข๐๐๐๐(๐) andrebbe identificato con lโattuale Castel di Sangro (AQ). La tesi di La Regina รจ supportata dallโevidenza che il nome ๐ฟ๐ข๐๐๐๐๐, che indica la regione storica, non si trova mai con sdoppiamenti o dittonghi nelle attestazioni note. Detta interpretazione supera le riserve espresse da Ugo Scamuzzi (1957; 1959), il quale non era convinto che ๐ฟ๐๐ข๐๐๐๐(๐) si potesse ritenere esterna allo spazio della Lucania storica, ritenendo invece valida la ricostruzione di Mommsen.
La tesi di La Regina, dunque, collocherebbe piรน correttamente le operazioni militari condotte da Barbato in un settore del ๐๐๐๐๐๐ข๐ piรน a settentrione rispetto a quelle compiute da Centumalo tra ๐ต๐๐ข๐๐๐๐ข๐ e ๐ด๐ข๐๐๐๐๐๐. Dโaltronde, addirittura Sesto Giulio Frontino (Fสแดษดแดษชษด. ๐๐ก๐. I 6, 1) era a conoscenza di una marcia di Scipione Barbato ยซnel territorio dei Lucaniยป (๐๐ ๐ฟ๐ข๐๐๐๐๐ ). Anche Claudio Ferone (2005), seguendo La Regina, sostenne che il toponimo ๐ฟ๐๐ข๐๐๐๐(๐) non si riferisse alla Lucania storica, bensรฌ a un territorio dellโarea irpina.
Il problema, a questo punto, sta nel capire che cosa sia accaduto alla tradizione liviana e per quale motivo a Scipione Barbato sia stato attribuito il fronte etrusco, fermo restando che tutti gli studiosi fin qui passati in rassegna concordino sul fatto che ๐๐๐ข๐๐๐ ๐๐ sorgesse presso lโod. Circello (BN). Domenico Silvestri (1978) tentรฒ di far ordine sulle indicazioni di ๐๐๐ข๐๐๐ ๐๐ ๐ถ๐๐ ๐๐ข๐๐ / ๐๐๐๐๐๐, ma contestรฒ lโidea di una toponomastica urbana: in tal senso, ๐๐๐ข๐๐๐ ๐๐ deriverebbe dallโetnonimo ๐๐๐ข๐๐๐ ๐๐, antica popolazione di origine campana, e ๐ถ๐๐ ๐๐ข๐๐ sarebbe un aggettivo derivato da *๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐ , riconducibile al nome arcaico del Sannio, ๐๐๐๐๐๐๐๐. Le ultime due righe dellโ๐๐๐๐๐๐ข๐, insomma, pongono enfasi sulle imprese militari del defunto in quella regione, esaltandone le vittorie.
Il collegamento che Livio istituisce tra Scipione Barbato e lโEtruria fu analizzato da Santo Mazzarino (1966, 288-290), il quale giunse alla conclusione che tra le due opposte versioni โ quella familiare dei ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ e quella annalistica di Livio โ la piรน genuina fosse la prima. A partire da una supposta falsificazione di una sconfitta subita dai Romani a ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ข๐ nel 295 per mano dei Galli (Lษชแด . X 25, 11; 26, 9), Mazzarino sosteneva che agli eventi del 298 si fosse sovrapposta e confusa una versione โufficialeโ distorta. Questa manipolazione era imputata dallo studioso allโannalista Fabio Pittore: costui, membro della ๐๐๐๐ ๐น๐๐๐๐, non avrebbe avuto alcuno scrupolo a sostituire il reale protagonista di quella vergognosa sconfitta, Quinto Fabio Rulliano, uomo il cui prestigio proprio in quel periodo era giunto alle stelle. Malgrado il tentativo propagandistico di assicurare la fama al ๐๐๐๐ di appartenenza, Polibio rivela che quella sconfitta avvenne a causa dellโavventatezza del comandante romano (Pแดสสส. II 19, 5-6). Pittore, dunque, sostituรฌ a Rulliano nientemeno che Scipione Barbato, il quale si sarebbe per cosรฌ dire โrifattoโ con una magra vittoria sui Volterrani.
Diversamente, Ernst Meyer (1972, 971-973) pensรฒ che la cronaca degli eventi del 298, in realtร , dipendessero sempre da un atteggiamento arbitrario: dโaltronde, in antico, vittorie, sconfitte e altre azioni militari di qualsiasi tipo non venivano mai attribuite ai singoli consoli, ma ai Romani collettivamente. Secondo lo studioso, perciรฒ, questi fatti โanonimiโ furono assegnati con discrezionalitร dagli annalisti seriori ai due consoli in carica โ come in un caso del 294, in cui sono riportati accadimenti analoghi a quelli del 298.

Sul piano morfologico-lessicale, gli elementi degni di nota nelle ultime due righe dellโiscrizione analizzata sono la voce ๐๐๐๐๐๐, che per Mommsen era un ablativo, mentre Friedrich Leo (1896, 11) lo interpretรฒ come una forma arcaizzante di accusativo singolare di II declinazione, e il verbo ๐๐๐๐๐ข๐๐๐ก, per cui Edward Wรถlfflin (1890, 122) pensรฒ che il lapicida avesse inserito tra le lettere -๐- e -๐- una -๐ -, congetturando che il testo andasse emendato in ๐๐๐๐๐ข๐(๐ )๐๐ก e normalizzato in ๐๐๐๐ข๐ฅ๐๐ก; il solito Hรผlsen (๐ถ๐ผ๐ฟ VI 31588) corresse questa interpretazione, affermando che i due segni semicircolari che Wรถlfflin aveva individuato come le anse di una ๐ fossero, in realtร , due piccoli fori. Quanto agli ๐๐๐ ๐๐๐๐ , a detta di Denis รlvarez-Pรฉrez Sostoa (2010), i Lucani avrebbero effettivamente consegnato degli ostaggi ai Romani nel 298, non come popolo vinto, bensรฌ come garanzia per ottenerne protezione e siglare con loro un ๐๐๐๐๐ข๐ . Siccome perรฒ nellโepigrafe compare lโespressione ๐ ๐ข๐๐๐๐๐ก ๐๐๐๐ ๐ฟ๐๐ข๐๐๐๐๐, รจ altresรฌ probabile che Roma abbia tentato di alleggerire la pressione della Federazione sannitica, sottomettendone una piccola area (๐ฟ๐๐ข๐๐๐๐) e conducendo da essa degli ostaggi.
Per quanto riguarda, invece, la cronologia del sarcofago di Scipione Barbato, Wรถlfflin fu il primo degli studiosi a decontestualizzare la redazione dellโepigrafe dal periodo in cui il defunto visse, sganciandone quindi lโelaborazione e la realizzazione dagli anni immediatamente successivi alla sua scomparsa, presumibilmente ๐๐๐ ๐ก 270. In sostanza, il filologo tedesco propose di collocarne la redazione addirittura verso la fine del III secolo. Fu proprio Wรถlfflin, tra lโaltro, a supporre la successione di tre fasi dโintervento sullโepigrafe: la messa in evidenza della sequenza onomastica sia rubricata sia incisa; la raschiatura dellโidentitร del defunto dalla cassa per riportarla sullโopercolo e la composizione di una sorta di carme con le diverse indicazioni sul conto del morto; infine, la scalpellatura totale del testo per rifarne un altro. Wรถlfflin, dunque, ipotizzรฒ una cronologia molto bassa, che andava dallโetร dellโapogeo degli ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ , dopo la guerra annibalica, fino alla fine del II secolo. Questa ricostruzione riscosse largo consenso presso gli esperti, tanto da essere ripresa, tra gli altri, da Heinz Kรคhler (1958), Vincenzo Saladino (1970) e Wilhelm Hornbostel (1973).
Il primo a muovere delle obiezioni a questa tesi fu Filippo Coarelli (1973, 43-44), il quale si disse fermamente convinto che il sarcofago e lโiscrizione fossero contestuali alla prima metร del III secolo, cioรจ fra la scomparsa di Barbato e il consolato del figlio (259/8). Eppure, lโesasperata individuazione, anche nellโ๐๐๐๐๐๐ข๐ del giovane, di un ๐๐๐๐๐ข๐ allโinterno della cittadinanza romana ha indotto quanti difendono la cronologia bassa a privilegiare la ricostruzione di Wรถlfflin, sulla scorta della quasi mitizzazione che le fonti tramandano su Scipione Africano. I dubbi sulla cronologia bassa furono ripresi da Wachter (1987), che esaminรฒ punto per punto grafia, fonologia, lessico e stile dellโepigrafe, riconducendo il testo e il manufatto agli anni 270-250 circa. Questa รจ nella maggior parte dei casi lโipotesi accolta in tempi piรน recenti (Radke 1991; Kruschwitz 1998, 281).
Ora, in un caso come questo, tutti i caratteri intrinseci hanno creato maggiori difficoltร interpretative non tanto nellโanalisi del documento epigrafico, quanto piuttosto nella sua contestualizzazione. Di conseguenza, le informazioni alle quali si deve fare riferimento non devono piรน essere soltanto quelle che lโiscrizione soltanto offre, ma devono diventare quelle attraverso le quali, indipendentemente dal testo, รจ possibile ricostruire le vicende del personaggio ricordato. Lโepoca in cui visse Lucio Cornelio Scipione Barbato era un tempo in cui la classe dirigente romana si presentava ormai come compagine fortemente ellenizzata in tutti i suoi codici espressivi, dalle categorie morali e di pensiero con cui interpretare il mondo e le forme e i modi dellโautorappresentazione e del gruppo sociale dโappartenenza e della propria individualitร . ร perciรฒ molto importante riuscire a ricostruire lโambito entro cui collocare il documento, per poi scoprire la coerenza tra le informazioni offerte dal reperto e i dati provenienti dallโambito in questione.
***
Bibliografia:
D. รสแด แดสแดแดข-Pแดฬสแดแดข Sแดsแดแดแด, ๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ข๐๐๐ก: ๐๐ ๐ก๐๐๐ ๐๐ ๐๐โ๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ฬ๐ ๐๐๐ก๐๐๐, Epigraphica 72 (2010), 169-189.
F. Cแดแดสแดสสษช, ๐ผ๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐, Roma 1973.
F. Cแดแดสแดสสษช, ๐๐๐ ๐ ๐ก๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐ก๐๐๐ข๐๐ก๐๐ : ๐๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐’๐๐๐๐๐๐๐ ๐ก๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐, Roma 1999.
G. Dแด Aษดษขแดสษชs D’Ossแดแด, ๐ผ๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐, BCAR 64 (1936), 37-53.
C. Fแดสแดษดแด, ๐๐ข๐๐๐๐๐ก ๐๐๐๐ ๐ฟ๐๐ข๐๐๐๐๐: ๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐ก๐ ๐๐๐๐’๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ต๐๐๐๐๐ก๐ (๐ถ๐ผ๐ฟ ๐ผยฒ 6, 7 = ๐ผ๐ฟ๐ฟ๐ ๐ 309), Klio 87 (2005), 116-122.
R. Gแดสสแดแดแดษช, ๐๐ฆ๐๐๐๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐ก๐๐๐๐ข๐ ๐๐๐ก๐๐๐๐๐ข๐ ๐๐๐ฃ๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐ ๐๐ข๐๐๐๐๐๐ ๐ข๐ ๐๐ข๐ ๐๐ ๐ถ. ๐ผ๐ข๐๐๐ข๐ ๐ถ๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐, Torino 1877.
R. Hแดสสษชษข, ๐ท๐๐ ๐๐ขฬ๐๐๐๐๐๐ก๐๐ข๐ ๐๐๐ ๐โ๐๐ ๐๐ก๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐โ๐๐๐, Berlin 1952.
P. Kสแดsแดสแดกษชแดแดข, ๐ท๐๐ ๐ท๐๐ก๐๐๐๐ข๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ถ๐ฟ๐ธ 6 ๐ข๐๐ 7, ZPE 112 (1998), 273-285.
A. Lแด Rแดษขษชษดแด, ๐ฟ’๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ต๐๐๐๐๐ก๐, DialA 2 (1968), 173-190.
F. Lแดแด, ๐ด๐๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐๐๐ข๐ก๐๐๐. ๐ท๐ ๐๐๐๐ข๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐ , I, Gรถttingen 1896.
M. Mแดssแดสแด, ๐๐ข๐๐ ๐ก๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐, Epigraphica 70 (2008), 31-90.
S. Mแดแดขแดขแดสษชษดแด, ๐ผ๐ ๐๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐ ๐ก๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐, II 1, Bari 1966.
E. Mแดสแดส, ๐ท๐๐ ๐๐ฬ๐๐๐ ๐โ๐ ๐ด๐๐๐๐๐๐ ๐ก๐๐ ๐๐ ๐ฟ๐๐โ๐ก๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐ข๐๐๐๐, in ๐ด๐๐ ๐ I.2 (1972), 970-986.
F. Pแดsแดษดแด แด, ๐ฟ๐ข๐๐๐ ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ต๐๐๐๐๐ก๐, ๐๐๐๐ก๐๐ ๐ฃ๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐ข๐, BdA 1-2 (1990), 23-28.
A. Pษชษขษดแดแดแดสสษช, ๐ผ๐ ๐๐๐๐๐๐ก๐ก๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ก๐๐ ๐ ๐ ๐๐๐ ๐๐๐ ๐ผ๐ผ๐ผ ๐ ๐ผ๐ผ ๐ ๐๐. ๐.๐ถ., in M. Pแดษดษช (ed.), ๐ธ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐ก๐๐๐๐๐ก๐๐๐๐. ๐๐๐๐๐ก๐๐๐ ๐ ๐ ๐๐๐๐๐ก๐ฬ. ๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐ก๐๐โ๐๐ก๐ฬ ๐๐๐๐๐๐, Bari 2001, 271-286.
G. Rแดแด แดแด, ๐ต๐๐๐๐๐โ๐ก๐ข๐๐๐๐ ๐ง๐ข๐ ๐ธ๐๐๐๐๐ข๐ ๐๐ข๐ ๐ฟ. ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐ต๐๐๐๐๐ก๐ข๐ , RhM 134 (1991), 69-79.
D. Sษชสแด แดsแดสษช, ๐๐๐ข๐๐๐ ๐๐, ๐ถ๐๐ ๐๐ข๐๐ ๐ ๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐๐ก๐๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐, PP 33 (1978), 167-180.
U. Sแดแดแดแดแดขแดขษช, ๐ฟ’๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐ ๐๐๐. ๐ผ๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐ฟ๐ข๐๐๐ ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ต๐๐๐๐๐ก๐, RSC 5 (1957), 248-268.
U. Sแดแดแดแดแดขแดขษช, ๐ถ๐๐ ๐๐ข๐๐, ๐๐๐๐๐๐๐ก๐ฬ ๐๐๐๐๐ก๐ ๐’๐ผ๐ก๐๐๐๐, RSC 7 (1959), 181-182.
R. Wแดแดสแดแดส, ๐ด๐๐ก๐๐๐ก๐๐๐๐๐ ๐โ๐ ๐ผ๐๐ ๐โ๐๐๐๐ก๐๐: ๐ ๐๐๐๐โ๐๐๐โ๐ ๐ข๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐โ๐๐ ๐โ๐ ๐๐๐ก๐๐๐ ๐ข๐โ๐ข๐๐๐๐ ๐ง๐ข ๐๐๐ ๐ท๐๐๐ข๐๐๐๐ก๐๐ ๐๐๐ ๐๐ก๐ค๐ 150 ๐ฃ. ๐ถโ๐., Bern 1987.
E. Wแดฬส๊ฐ๊ฐสษชษด, ๐ท๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐๐๐ , RPh 14 (1890), 113-122.
F. Zแดแด ษช, ๐ถ๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐ง๐๐๐๐ ๐ ๐ข๐๐’๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ต๐๐๐๐๐ก๐, SM 15 (1969-1970), 63-74.
[1] ๐ผ๐ฟ๐ฟ๐ ๐ 309 = ๐ถ๐ผ๐ฟ Iยฒ 373 = ๐ถ๐ผ๐ฟ Iยฒ 2, 4, 859 = ๐ถ๐ผ๐ฟ VI 1284 = ๐ผ๐ฟ๐ I 1 = ๐ด๐ธ 1991, 72; 1997, 129; 2001, 205; 2005, 196; 2008, 168.
Egr. dott. Francesco Cerato,
ho iniziato in questa settimana retrocedendo la mia lettura degli studi sull’antichitร romana, leggendo (da eremita a casa) sempre tutto ad alta voce. Oggi stesso ho raggiunto l’analisi del sarcofago di Scipione – un saggio interessantissimo. Ho trovato degli errori? Una volte ‘del formazione’ invece di ‘della …’ – Ad alta voce ho recitato in un anno 138 ore di lettura (latinalectio.com) di tutte le opere dattiliche romane dando voce anche a personaggi come uno Scipione, un Fabio Massimo. Non vedo l’ora di trovare altri saggi da studiare!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Egr. prof. Felskov,
La ringrazio moltissimo. Ho provveduto subito a correggere questo refuso.
Un cordiale saluto!
"Mi piace""Mi piace"
Carissimo,
torno alla cordiale gentilezza tra follower (uno dei Mille!) e follower (l’unico!) scusandomi per aver scambiato “dal/dalla” e “del/della”. Allora “Grazie?” – “Di niente!”
L’importante era la mia lode di quanto ho trovato scritto. Con la risposta qualcuno (o WordPress) mi ha consigliato di leggere tra l’altro quanto รจ stato pubblicato nel ’13 e nel ’17 su Cinzia e su Eco. Ottimo! Nello stesso modo posso raccomandare gli stessi brani di poesia facilmente ritrovabili (con un eco della mia voce) su latinalectio.com/index … o magari l’intervista con l’ex professore tradotta in italiano.
Un cordiale eco dalla Danimarca
"Mi piace""Mi piace"
[…] merito di gesta non loro o di sminuire le affermazioni altrui. Ben nota รจ la rivalitร fra Fabii e Cornelii Scipiones: inoltre, i Fabii erano anche invidiosi nei confronti dei Carvilii e i Cornelii Scipiones dei […]
"Mi piace""Mi piace"
Barbatus Aurelius ๐๐๐ โLa mia storia non inizia adesso. Non c’รจ contemporaneitร senza ascendenza.” Amir Haddad. โญโญโญ ” Dietro di me ci sono tutti i miei antenati che mi danno forza; ๐๐๐๐ถโญ๐
Barbato Aurelio
"Mi piace""Mi piace"
Barbatus Aurelius ๐ถ ๐ถ ๐ถ๐ถ ๐ถ “Considerate la vostra semenza per seguire Virtute e Conoscenza” D.A. ๐๐๐ Barbato Aurelio da Sรฃo Paulo, Brasile
"Mi piace""Mi piace"
Caro Signore Niels Felskov mipicacce moltissimo che lei sia cosรญ appasionato dalla Coltura Italiana e Latina! Greetings from Sรฃo Paulo, Brazil
"Mi piace""Mi piace"