Ulfila, vescovo dei Goti

Le prime missioni cristiane fuori dell’Impero romano furono finalizzate non tanto a convertire i barbari, quanto piuttosto ad amministrare le comunità cristiane già esistenti. Il più grande «apostolo dei barbari» venne proprio da una di queste comunità: nato intorno al 311, forse discendente di cittadini romani fatti prigionieri fra il 260 e il 270 dai Goti che avevano attaccato Sadagolthina, in Cappadocia, Ulfila («lupacchiotto») crebbe tra i Goti Tervingi. Le fonti antiche gli attribuiscono un ruolo fondamentale nell’evangelizzazione di massa delle genti transdanubiane negli anni ’40 del IV secolo, ma circa le sue inclinazioni spirituali la tradizione letteraria riferisce informazioni discordanti: Filostorgio e Aussenzio vogliono che l’«apostolo dei Goti» si fosse accostato alla dottrina ariana fin da ragazzo, mentre Socrate Scolastico, Sozomeno e Teodoreto asseriscono che egli abbandonò il Credo niceno per “convertirsi” all’Arianesimo nella maturità (c. 360-376).

Missorio. Oro cesellato, c. V secolo, dal Tesoro di Pietroasele. București, Muzeul Național de Istorie a României.

Lo scrittore Filostorgio (HE II 5), della cui opera (Ἐκκλησιαστικὴ ἱστορία) si è conservato uno stralcio nella Biblioteca di Fozio, di molto posteriore, riferisce che Ulfila si sarebbe recato nell’Impero come membro di un’ambasciata per conto dei Goti, con lo scopo di ridefinire le relazioni tra Roma e i Tervingi dopo la morte di Costantino. Poco dopo, nel 341, in occasione del Sinodo di Antiochia, Ulfila sarebbe stato ordinato vescovo «dei cristiani nella terra dei Geti» (τῶν ἐν τῇ Γετικῇ χριστιανιζόντων). Sozomeno (HE VI 37, 8) precisa che fu Eusebio di Nicomedia, vescovo ariano, a somministrare il battesimo a Ulfila e a proporne la candidatura episcopale. Secondo quanto tramandato da Aussenzio di Durostorum (od. Silistra), citato nella Dissertatio Maximini contra Ambrosium,  Ulfila ricopriva all’interno della comunità gotica il ruolo di lector: pertanto, doveva già aver ricevuto il battesimo e il livello della sua educazione (considerando che Ulfila parlava e scriveva in gotico, latino e greco) suggerisce che provenisse da una condizione sociale particolarmente elevata (Diss. Max. 53-56). È del tutto probabile che proprio questi elementi avrebbero indotto le autorità tervinge a sceglierlo come partecipante ai negoziati con Roma.

Ulfila, comunque, non sarebbe stato il primo predicatore cristiano in terra barbara, ma indubbiamente fu il più importante. Sozomeno (HE II 6, 2), infatti, ricorda che «molti sacerdoti di Cristo fatti prigionieri si trovavano con i barbari» (πολλοὶ τῶν ἱερέων τοῦ Χριστοῦ αἰχμάλωτοι γενόμενοι). A tal proposito, già Edward Gibbon aveva definito questi prigionieri degli «involuntary missionaries», a sottolineare come, una volta giunti in Gothia, i sacerdoti non avessero intrapreso un’azione dichiaratamente evangelizzatrice, ma si fossero limitati a mantenere le proprie abitudini religiose, che si sarebbero diffuse a poco a poco tra i barbari in maniera spontanea, a seguito di una prolungata convivenza. Il ruolo e la portata dell’azione di questi “missionari involontari”, tuttavia, sono spesso sovradimensionati dalla storiografia moderna.

Mappa della Gothia (IV secolo).

Diversamente da Sozomeno, Socrate Scolastico, pur riconoscendo il ruolo centrale di Ulfila nello sviluppo del Cristianesimo gotico, riferisce di un suo discepolato presso Teofilo, vescovo Gothiae metropolis (Socr. HE II 41, 23). Comunque, Sozomeno (HE VI 37, 10-11) è l’unica fonte a designare esplicitamente Ulfila come διδάσκαλος dei Goti e ad affermare che, grazie a lui, essi furono educati alla «pietà» (εὐσέβεια) e alla «civiltà» (πολιτεία). A detta dello storiografo, il prestigio e il rispetto di cui Ulfila godeva presso i barbari erano stati alimentati dal fatto che egli aveva dato «grandi prove del proprio valore, sopportando mille pericoli per la fede, quando i suddetti barbari praticavano ancora la religione pagana» (πλείστην … πεῖραν τῆς αὐτοῦ ἀρετῆς· μυρίους μὲν ὑπομείνας κινδύνους ὑπὲρ τοῦ δόγματος, ἔτι τῶν εἰρημένων βαρβάρων Ἑλληνικῶς θρησκευόντων).

Stando a Filostorgio (HE II 5), costretto da una violenta persecuzione anticristiana ad abbandonare la Gothia, ad attraversare il Danubio e a rifugiarsi nell’Impero romano, nel 347-348 Ulfila ottenne dall’imperatore Costanzo II, che lo considerava il «Mosè della nostra epoca» (ὁ ἐφ’ ἡμῶν Μωσῆς), di stabilirsi insieme ai suoi Tervingi nei pressi di Nicopolis ad Istrum (a nord dell’od. Tărnovo, Bulgaria), in Moesia inferior (περὶ τὰ τῆς Μυσίας χωρία,). Giordane (Get. 51, 267) asserisce che i seguaci di Ulfila, ai quali il vescovo aveva insegnato a scrivere, erano detti Gothi minores e abitavano ancora lì, ai piedi del monte Emo, ai tempi suoi (c. 551): «Sono un popolo numeroso, ma povero e pacifico, che non ha nulla in abbondanza se non armenti di vario genere di bestiame, pascoli e boschi da legname; terreni, pur poveri di frumento, ricche di altri prodotti. Alcuni di loro, infatti, se ce ne sono altrove, conoscono i vigneti, comprando il vino da luoghi vicini; del resto, la maggior parte di loro si nutre di latte» (gens multa, sed paupera et inbellis nihilque habundans nisi armenta diversi generis pecorum et pascua silvaque lignarum; parum tritici citerarumque specierum terras fecundas. Vineas vero nec, si sunt alibi, certi eorum cognoscent ex vicina loca sibi vinum negotiantes; nam lacte aluntur plerique). La persecuzione e l’esodo della comunità di Ulfila dimostrano che questo gruppo doveva costituire una minoranza all’interno di una società ancora prevalentemente pagana.

Le fonti antiche illustrano la penetrazione della fede cristiana soprattutto nei ceti alti della società gotica in virtù degli stretti rapporti intercorrenti fra élites germaniche e autorità imperiali, i dissidi e le lacerazioni che tale predicazione provocò all’interno dei clan, ma anche l’importanza che la traslazione delle reliquie dei martiri goti ebbe per la costruzione identitaria delle comunità religiose nella Romània orientale (Theodoret. HE 4, 33). I capi tervingi si opposero alla cristianizzazione per lo meno in due occasioni, entrambe probabilmente ispirate da sentimenti antiromani. La prima volta successe all’epoca in cui Ulfila fu scacciato, intorno al 347-348 (cfr. Epiph. Panar. Haer. 70, 15-4-5), e la seconda volta accadde dopo l’accordo di pace tra il reiks Atanarico e l’imperatore Valente (Amm. Marc. XXVII 5, 6-9; Them. Or. 10, 134-135).

Eduard Bendemann, Atanarico e Valente sul Danubio. Illustrazione, 1880. Da Weltgeschichte fur das Volk (ed. O. von Corvin, W. Held).

Dopo il 369, infatti, sarebbe scoppiata in terra gotica una vera e propria guerra civile tra due fazioni, guidate rispettivamente da Atanarico e Fritigerno. Quest’ultimo si sarebbe rivolto a Valente per ottenere supporto e, una volta risultato vincitore, avrebbe acconsentito ad accogliere e promuovere la fede cristiana in segno di riconoscenza. Stando a Socrate Scolastico (HE IV 33, 7), Ulfila avrebbe iniziato a predicare la nuova religione tra i fautori di Fritigerno, per estenderla poi ai partigiani di Atanarico. Probabilmente, quando quest’ultimo si rese conto che la diffusione della fede cristiana andava di pari passo con l’estendersi dell’influenza imperiale sulla propria gente, «siccome ciò alterava la religione degli antenati» (ὡς παραχαραττομένης τῆς πατρῴου θρησκείας), Atanarico diede avvio a una sanguinosa persecuzione e «sottopose a punizioni molti tra coloro che professavano il Cristianesimo; in quella circostanza ci furono molti martiri barbari e ariani» (πολλοὺς τῶν Χριστιανιζόντων τιμωρίαις ὑπέβαλλεν· ὥστε γενέσθαι μάρτυρας τηνικαῦτα βαρβάρους Ἀρεανίζοντας).

Tra le altre fonti sui medesimi fatti (Vita S. Nicetae; Basil. Ep. 164-165; Sozom. HE VI 37; August. Civ. XVIII 52; Prosp. a. 370 = Chron. min. I, 458) esiste un interessante documento, assai noto agli studiosi, redatto dalla comunità cristiana della Gothia e rivolto alle chiese di Cappadocia e di altre regioni: la Passio Sancti Sabae Gothi. L’opera agiografica racconta la storia del rifiuto opposto da un goto, di nome Saba, a partecipare al pasto della carne consacrata agli dèi tradizionali: una prova cui erano sottoposti i Goti allo scopo di identificare quelli che fra loro erano cristiani. Tutti gli altri suoi correligionari furono disposti a mangiare la carne pur di salvarsi, mentre Saba li denunciò. Da ultimo egli fu di nuovi catturato e, sottoposto a tortura, morì il 12 aprile 372. La Passio riferisce che non solo egli fu devoto, celibe e astinente, ma che fu anche ortodosso. Questo documento enfatizza l’ortodossia di Saba perché lo stesso Ulfila era un eretico (cfr. Theodoret. ad l.c.): egli infatti era seguace di una confessione che era stata condannata dal Concilio di Nicea del 325 e che, già dal tardo IV secolo, venne concordemente considerata un’eresia.

L’eresia di Ulfila era l’Arianesimo, ovvero egli professava la dottrina predicata da Ario di Alessandria, secondo la quale Cristo, il Dio-figlio, e lo Spirito Santo erano stati creati da Dio-Padre e non erano a lui uguali. La disputa che divampò nel corso del IV secolo spesso si allontanò da quella che era stata la posizione di Ario e, oggi, si è generalmente concordi nel ritenere che il termine «ariano» indichi individui che di fatto ebbero opinioni del tutto diverse fra loro. La cosa importante, però, è che ai tempi di Ulfila le dispute sulla natura della Trinità rivestirono grande interesse per tante persone, mentre nel V secolo le dispute sulla natura di Cristo raggiunsero lo stesso parossistico grado d’interesse, e non soltanto tra i dottori della Chiesa.

Ulfila predica il Vangelo ai Goti. Incisione, 1880.

Ulfila, vicino alla corrente omea, ebbe parte attiva nei dibattiti trinitari dopo il suo esilio dalla Gothia, prendendo parte anche al Concilio di Costantinopoli del 360: Socrate Scolastico (HE II 41, 23) afferma che proprio in questa occasione il vescovo si sarebbe convertito alle dottrine subordinazioniste, mentre Sozomeno (HE IV 37, 8) riferisce che egli non avrebbe sottoscritto il simbolo prodotto dal sinodo, rimanendo fedele alla tesi della consustanzialità.

È possibile farsi qualche idea sul punto di vista di Ulfila grazie a una lettera in cui si parla di lui, la Dissertatio contra Ambrosium di Aussenzio di Durostorum (od. Silistra), riportata da Massimino, un vescovo ariano del V secolo, nel margine della sua copia del De fide di Ambrogio. Si tratta di una vera e propria «professione di fede», che Ulfila avrebbe pronunciato in punto di morte, nel 383 (Diss. Max. 59):  «Io Ulfila, vescovo e confessore, ho sempre creduto così e in questa sola e vera fede faccio il mio passaggio verso il Signore mio. Credo in un unico Dio Padre; solo ingenito e invisibile e nell’unigenito Figlio suo Signore e Dio nostro, creatore e artefice di tutte le creature, non avente simili a sé, per cui esiste un unico Dio Padre di tutti, che è anche il Dio del nostro Dio e [credo] in uno Spirito Santo, forza illuminante e santificante, come disse Cristo dopo la resurrezione ai suoi apostoli: ecco io mando la promessa di mio Padre su di voi, ma voi sedete nella città di Gerusalemme fino a quando non sarete rivestiti di forza dall’alto; e poi anche: riceverete la forza che discenderà su di voi dallo Spirito Santo – né Dio né Signore, ma ministro fedele di Cristo, non eguale ma suddito e obbediente in tutto a Dio Padre» (Ego Ulfila episkopus et confessor semper sic credidi et in hac fide sola et vera transitum facio ad Dominum meum. Credo unum esse Deum Patrem solum ingenitum et invisivilem et in unigenitum Filium eius Dominum et Deum nostrum, opificem et factorem universae creaturae non habentem similem suum, ideo unus est omnium Deus Pater, qui et Dei nostri est Deus et unum Spiritum Sanctum, virtutem inluminantem et sanctificantem, ut ait Christus post resurrectionem ad apostolos suos: ecce ego mitto promissum Patris mei in vobis, vos autem sedete in civitate[m] Hierusalem, quoadusque induamini virtute[m] ab alto; item et: accipietis virtutem superveniente[m] in vos Sancto Spiritu – nec Deum nec Dominum sed ministrum Christi fidelem, nec equalem sed subditum et oboedientem in omnibus Deo Patri). Del resto, l’intera faccenda sarebbe del tutto irrilevante non fosse per un fatto piuttosto sconcertante: che nel corso del V e del VI secolo la maggior parte delle popolazioni barbariche abbracciò l’Arianesimo, un credo che nello stesso Impero romano si era riusciti con successo a marginalizzare, ma che sarebbe tornato in auge quando con la formazione dei cosiddetti «regni romano-barbarici», gestiti da élites ariane.

Fibula a foggia di aquila. Oro cesellato, c. V secolo, dal Tesoro di Pietroasele. București, Muzeul Național de Istorie a României.

L’opera più duratura di Ulfila fu la traduzione in lingua gota dal greco di alcune parti della Bibbia: si disse allora che avrebbe deliberatamente deciso di non tradurre i Libri dei Re dell’Antico Testamento, in quanto i Goti erano già troppo inclini alla guerra senza che ci fosse bisogno di offrire loro ulteriore incoraggiamento (Philostor. HE II 5). È probabile che Ulfila, che prima della sua creazione a vescovo era stato lector, abbia avuto già occasione in Gothia di tradurre oralmente passaggi delle Scritture, per agevolare la predicazione, ma l’ambizioso progetto per iscritto sarebbe cominciato dopo l’arrivo in Moesia.

Allo stato attuale delle conoscenze, la Bibbia gotica fu il primo documento di una certa lunghezza a essere redatto in una lingua germanica e con un sistema di scrittura concepito appositamente: Ulfila infatti creò un alfabeto di 27 grafemi, ispirandosi allo stile onciale greco e latino e alla scrittura runica; la Bibbia gotica rimane un’opera di fondamentale importanza per gli studi filologici sull’evoluzione delle lingue germaniche. L’esemplare più celebre, il Codex Argenteus, occupa oggi il posto d’onore alla Biblioteca dell’Università di Uppsala, in Svezia: si tratta di un manoscritto di lusso, da 188 fogli superstiti (su 336), che contiene i quattro Vangeli in gotico nell’ordine “occidentale”: Matteo, Giovanni, Luca e Marco. Confezionato verisimilmente a Ravenna nei primi anni del VI secolo, ha le pagine di pergamena tinta di porpora, ed è magnificamente scritto in inchiostro d’argento e d’oro. Doveva essere l’evangeliario di corte di Teoderico. Il testo gotico che contiene simboleggiava il Cristianesimo dei Goti, e il codice stesso, scritto nella lingua nazionale e nel particolare alfabeto gotico, aveva acquisito un forte valore simbolico, che legittimava la Chiesa ariana degli Ostrogoti nell’ambiente italo-romano.

Uppsala, Universitetsbibliotek “Carolina Rediviva”. Codex Argenteus (VI secolo), f. 292. Vangelo di Marco 3, 26-32.

***

Riferimenti bibliografici:

T.D. Barnes, The Consecration of Ulfila, JThS 41 (1990), 541-545.

E. Chrysos, Gothia Romana. Zur Rechtslage des Föderatenlandes der Westgoten in 4. Jahrhundert, Dacoromania 1 (1973), 52-64.

E.A. Ebbinghaus, The Origin of Wulfila’s Alphabet, GL 19 (1979), 15-29.

E.A. Ebbinghaus, Ulfila(s) or Wulfila, HS 104 (1991), 236-238.

E.A. Ebbinghaus, Some Remarks on the Life of Bishop Wulfila, GL 32 (1992), 95-104.

V. Gheller, La conversione gotica: una questione identitaria?, in L. Zerbini (ed.), Culti e religiosità nelle province danubiane. Atti del II Convegno Internazionale (Ferrara, 20-22 novembre 2013), Bologna 2015, 619-636.

V. Gheller, Il cristianesimo oltrefontiera: relazioni politiche e cristianizzazione dei Goti tra il 332 e il 376 d.C., CGDV 3 (2016), 68-76.

V. Gheller, Prima di Ulfila, accanto a Ulfila: missionari (in)volontari tra i Goti, in E. Piazza (ed.), Quis est qui ligno pugnat? Missionari ed evangelizzazione nell’Europa tardoantica e medievale (secc. IV-XIII), Verona 2016, 45-64.

P. Heather, The Crossing of the Danube and the Gothic Conversion, GRBS 27 (1986), 289-318.

P. Heather, Goths and Romans, 332-489, Oxford 1990.

P. Heather, J. Matthews, The Goths in the Fourth Century, Liverpool 1991.

P. Heather, The Fall of Rome, London 2005.

U. Heil, The Homoians, in G.M. Berndt, R. Steinacher (eds.), Arianism: Roman Heresy and Barbarian Creed, Farnham-Burlington 2014, 85-115.

P. Lendinara, Wulfila as the Inventor of the Gothic Alphabet: the Tradition in Late Antiquity and the Middle Ages, GL 32 (1992), 217-225.

N. Lenski, The Gothic Civil War and the Date of Gothic Conversion, GRBS 36 (1995), 51-87.

A. Lippold, s.v. Ulfila, RE 9 A 1 (1961), 512-532.

R.W. Mathisen, Barbarian Bishops and the Churches «in barbaricis gentibus» in Late Antiquity, Speculum 72 (1997), 664-697.

G.A. Nigro, Dinamiche multietniche e interreligiose oltre il limes danubiano: Niceta, Inna e altri martiri goti, C&C 7 (2012), 201-220.

D. Quast, Textfragmente aus der Wulfila-Bibel, AD (2005), 46.

D. Rankin, Arianism, in P.F. Elser (ed.), The Early Christian World, London-New York 2000, 975-1001.

Z. Rubin, The Conversion of the Visigoths to Christianity, MH 38 (1981), 34-54.

V. Santoro, Il contribuito di Wulfila al processo di produzione dell’identità dei Goti, in Lingua, etnia e identità nel mondo germanico, Soveria Mannelli 2018, 45-63.

K. Schäferdiek, Wulfila von Bischof den Goten zum Gotenbischof, ZKG 90 (1979), 253-292.

K. Schäferdiek, Die Anfänge des Christentums bei den Goten und der sogenannte gotische Arianismus, ZKG 112 (2001), 295-310.

M. Simonetti, L’arianesimo di Ulfila, Romanobarbarica 1 (1976), 297-323.

H. Sivan, Ulfila’s Own Conversion, HThR 89 (1996), 373-386.

W. Stevenson, Exiling Bishops: the Policy of Constantius II, DOP 68 (2014), 7-27.

E.A. Thompson, The Passio S. Sabae and Early Visigothic Society, Historia 4 (1955), 331-338.

E.A. Thompson, The Date of the Conversion of the Visigoths, JEH 7 (1956), 1-11.

E.A. Thompson, Early Visigothic Christianity, Latomus 21 (1962), 505-519.

E.A. Thompson, The Visigoths form Fritigern to Euric, Historia 12 (1963), 105-126.

E.A. Thompson, The Visigoths in the Time of Ulfila, Oxford 1966.

E.A. Thompson, Il cristianesimo e i barbari del Nord, in A. Momigliano (ed.), Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nel secolo IV, Torino 1975, 65-88.

V. Velkov, Wulfila und die Gothi minores in Moesien, Klio 71 (1989), 525-527.

G. Wolfram, History of the Goths, Berkeley-Los Angeles-London 1988.

Annotazioni e osservazioni dei lettori

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.