Costantino batte Massenzio al ponte Milvio (Zos. II 15-16)

Nel 311 moriva Galerio, e gli succedeva in qualità di Augustus d’Oriente Licinio. Poco dopo un conflitto da tempo in preparazione metteva di fronte Costantino e Massenzio: il primo aveva già tempo prima strappato il controllo della Hispania al dominio del secondo. In seguito, con rapidità straordinaria e pari abilità, nel 312 Costantino invase l’Italia, per quanto inferiore di mezzi e uomini a Massenzio. Dopo alcuni successi parziali, il 28 ottobre dello stesso anno, il primo batteva e uccideva il rivale alle porte di Roma, nei pressi del pons Milvius.

Di seguito, si propone la versione dei fatti narrata da Zosimo di Panopoli, nel II libro della sua Historia Nova (trad. it. ed. F. Conca, Milano, BUR, 2013, 192-197).

Battaglia di Ponte Milvio. Bassorilievo, marmo, 315. Roma, Arco di Costantino.

15. 1. Ὁ δὲ Κωνσταντῖνος καὶ πρότερον ὑπόπτως πρὸς αὐτὸν ἔχων, τότε μᾶλλον εἰς τὴν κατ̓ αὐτοῦ παρεσκευάζετο μάχην· καὶ συναγαγὼν δυνάμεις ἔκ τε ὧν ἔτυχεν ἔχων δορικτήτων βαρβάρων καὶ Γερμανῶν καὶ τῶν ἄλλων Κελτικῶν ἐθνῶν, καὶ τοὺς ἀπὸ τῆς Βρεττανίας συνειλεγμένους, εἰς ἐννέα που μυριάδας πεζῶν ἅπαντας καὶ ὀκτακισχιλίους ἱππέας, ἤλαυνεν ἐκ τῶν Ἄλπεων ἐπὶ τὴν Ἰταλίαν, τὰς μὲν προσαγούσας ἑαυτὰς ἐκεχειρίᾳ πόλεις ἀβλαβεῖς ἀφιείς, τὰς δὲ ἐς ὅπλα ἐούσας καταστρεφόμενος. 2. παρασκευαζομένου δὲ μείζονι δυνάμει καὶ Μαξεντίου, Ῥωμαίων μὲν καὶ Ἰταλῶν εἰς ὀκτὼ μυριάδας αὐτῷ συνεμάχουν, καὶ Τυρρηνῶν ὅσοι τὴν παραλίαν ἅπασαν ᾤκουν, παρείχοντο δὲ καὶ Καρχηδόνιοι στράτευμα μυριάδων τεσσάρων, καὶ Σικελιῶται πρὸς τούτοις, ὥστε εἶναι τὸ στράτευμα πᾶν ἑπτακαίδεκα μυριάδων, ἱππέων δὲ μυρίων πρὸς τοῖς ὀκτακισχιλίοις. 3. τοσαύτῃ παρασκευασαμένων ἀμφοτέρων στρατιᾷ, Μαξέντιος γέφυραν ἐπὶ τοῦ Θύμβριδος ἐπήγνυτο, μὴ συνάψας ἅπασαν ἀπὸ τῆς ὄχθης τῆς πρὸς τῇ πόλει μέχρι τῆς ἄλλης, ἀλλ̓ εἰς δύο διελόμενος μέρη, ὥστε ἐν τῷ μεσαιτάτῳ τοῦ ποταμοῦ τὰ πληροῦντα μέρος τῆς γεφύρας ἑκάτερον συναντᾶν πως ἀλλήλοις περόναις σιδηραῖς, ἀνασπωμέναις ἡνίκα μή τις βουληθείη ζυγῶσαι τὴν γέφυραν. 4. ἐπέταξε δὲ τοῖς μηχανοποιοῖς, ἐπειδὰν ἴδωσι τὸν Κωνσταντίνου στρατὸν τῇ ζεύξει τῆς γεφύρας ἐφεστῶτα, ἀνασπάσαι τὰς περόνας καὶ διαλῦσαι τὴν γέφυραν, ὥστε εἰς τὸν ποταμὸν τοὺς ἐπὶ ταύτῃ ἑστῶτας πεσεῖν. καὶ Μαξέντιος μὲν ταῦτα ἐμηχανᾶτο.

16. 1. Κωσταντῖνος δὲ μέχρι τῆς Ῥώμης ἅμα τῷ στρατῷ προελθὼν ἐν τῷ πεδίῳ τῷ πρὸ τῆς πόλεως ἐστρατοπεδεύετο, ἀναπεπταμένῳ τε ὄντι καὶ ἐς ἱππασίαν ἐπιτηδείῳ. Μαξέντιος δὲ ἐναποκλείσας ἑαυτὸν τοῖς θεοῖς ἱερεῖα προσήγαγεν καὶ τῶν ἱεροσκόπων περὶ τῆς τοῦ πολέμου τύχης ἀνεπυνθάνετο καὶ τὰ Σιβύλλης διηρευνᾶτο. καί τι θέσφατον εὑρὼν σημαῖνον ὡς ἀνάγκη τὸν ἐπὶ βλάβῃ τι πράττοντα Ῥωμαίων οἰκτρῷ θανάτῳ περιπεσεῖν, πρὸς ἑαυτοῦ τὸ λόγιον ἐλάμβανεν ὡς δὴ τοὺς ἐπελθόντας τῇ Ῥώμῃ καὶ ταύτην διανοουμένους ἑλεῖν ἀμυνόμενος. 2. ἐξέβη δὲ ὅπερ ἦν ἀληθές. ἐξαγαγόντος γὰρ Μαξεντίου πρὸ τῆς Ῥώμης τὸ στράτευμα, καὶ τὴν γέφυραν ἣν αὐτὸς ἔζευξε διαβάντος, γλαῦκες ἀπείρῳ πλήθει καταπτᾶσαι τὸ τεῖχος ἐπλήρωσαν· ὅπερ θεασάμενος ὁ Κωσταντῖνος ἐνεκελεύετο τάττεσθαι τοῖς οἰκείοις. στάντων δὲ κατὰ κέρατα τῶν στρατοπέδων ἀντίων ἀλλήλοις, ἐπαφῆκε τὴν ἵππον ὁ Κωσταντῖνος, ἣ δὲ ἐπελάσασα τῶν ἐναντίων ἱππέων ἐκράτει. 3. ἀρθέντος δὲ καὶ τοῖς πεζοῖς τοῦ σημείου, καὶ οὗτοι σὺν κόσμῳ τοῖς πολεμίοις ἐπῄεσαν. γενομένης δὲ μάχης καρτερᾶς αὐτοὶ μὲν Ῥωμαῖοι καὶ οἱ ἐκ τῆς Ἰταλίας σύμμαχοι πρὸς τὸ κινδυνεύειν ἀπώκνουν, ἀπαλλαγὴν εὑρεῖν πικρᾶς εὐχόμενοι τυραννίδος, τῶν δὲ ἄλλων στρατιωτῶν ἄφατον ἔπιπτεν πλῆθος ὑπό τε τῶν ἱππέων συμπατούμενον καὶ ἀναιρούμενον ὑπὸ τῶν πεζῶν. 4. μέχρι μὲν οὖν ἡ ἵππος ἀντεῖχεν, ἐδόκει πως ἐλπὶς ὑπεῖναι τῷ Μαξεντίῳ· τῶν δὲ ἱππέων ἐνδόντων, ἅμα τοῖς λειπομένοις εἰς φυγὴν τραπεὶς ἵετο διὰ τῆς τοῦ ποταμοῦ γεφύρας ἐπὶ τὴν πόλιν. οὐκ ἐνεγκόντων δὲ τῶν ξύλων τὸ βάρος ἀλλὰ ῥαγέντων, ἐφέρετο μετὰ πλήθους ἄλλου καὶ αὐτὸς Μαξέντιος κατὰ τοῦ ποταμοῦ.

L’assalto della cavalleria di Costantino durante la battaglia. Illustrazione di S. Ó’Brógáin.

15. 1. Costantino, che anche prima era sospettoso verso di lui [= Massenzio], allora più che mai era pronto ad affrontarlo in battaglia. Riunite le truppe formate dai barbari catturati in guerra, dai Germani e dalle altre popolazioni celtiche, nonché gli uomini raccolti in Britannia, circa novantamila fanti tutti quanti e ottomila cavalieri, muoveva dalle Alpi in Italia[1], lasciando intatte le città che erano pronte a sottomettersi con un armistizio, distruggendo invece quelle che venivano alle armi. 2. Più consistenti erano le forze preparate da Massenzio. Combattevano con lui ottantamila Romani e Italici, e i Tirreni, che si erano insediati sull’intera costa; offrivano quarantamila uomini gli stessi Cartaginesi e oltre a questi pure i Siculi, sicché tutto l’esercito risultava formato da centosettantamila uomini e da diciottomila cavalieri[2]. 3. Dopo che entrambi ebbero allestito eserciti così consistenti, Massenzio fece costruire un ponte sul Tevere: non lo unì per intero dalla riva, che stava presso la città, all’altra, ma lo divise in due parti; le passerelle erano tenute insieme in mezzo al fiume con ganci di ferro, che potevano essere rimossi nel caso in cui non si volesse ricongiungere il ponte. 4. Ordinò ai costruttori di staccare i ganci e tagliare il ponte quando vedessero che l’esercito di Costantino si trovava esattamente nel punto in cui si univano le due estremità, sicché quelli che stavano sopra sarebbero così caduti nel fiume. Questi erano gli stratagemmi di Massenzio[3].

16. 1. Da parte sua Costantino, avanzato con l’esercito fino a Roma, si accampava nella pianura davanti alla città, aperta e adatta alle manovre della cavalleria[4]; Massenzio invece, rinchiusosi dentro, offrì sacrifici agli dèi, interrogava gli indovini sull’esito della guerra e consultava i libri della Sibilla, e avendo trovato un responso secondo il quale colui che commettesse qualcosa a danno dei Romani inevitabilmente sarebbe andato incontro a una triste morte, interpretava l’oracolo in suo favore: infatti si accingeva a respingere coloro che assalivano Roma e cercavano di conquistarla. 2. Gli eventi confermarono che questo era vero. Infatti, quando Massenzio fece uscire l’esercito davanti a Roma e passò sul ponte che egli stesso aveva congiunto, un numero sterminato di civette andò in volo a raccogliersi sulle mura. Costantino, appena vide questo spettacolo[5], ordinò ai suoi di schierarsi e, quando gli eserciti si trovarono di fronte con le opposte ali, lanciò all’attacco la cavalleria, che avanzò ed ebbe la meglio sui cavalieri nemici. 3. Anche i fanti, appena ebbero il segnale, assalivano con ordine i nemici. Scoppiata una violenta battaglia, gli stessi Romani e gli alleati provenienti dall’Italia esitavano ad affrontare il pericolo, augurandosi di trovare qualche mezzo per sfuggire a una crudele tirannide. Quanto agli altri soldati, ne cadevano un numero indicibile, calpestati dai cavalieri e uccisi dai fanti. 4. Finché dunque la cavalleria resisteva Massenzio sembrava avere qualche speranza; ma appena i cavalieri cedettero, volto in fuga con i superstiti, si dirigeva in città attraverso il ponte sul fiume; i legni però non sopportarono il peso, ma si ruppero, e lo stesso Massenzio fu trascinato a precipizio nel fiume con il resto della moltitudine.


Note:

[1] Costantino avanzò sino a Roma, senza correre gravi rischi, favorito dalla tattica di Massenzio, che lasciò all’avversario la parte settentrionale della Penisola. Al momento dello scontro, Costantino deteneva la Gallia, la Britannia e la Hispania; Massenzio, l’Africa e l’Italia; Licinio aveva l’Illyricum, mentre la penisola balcanica e l’Oriens erano in mano a Massimino Daia.

[2] Queste cifre vanno prese con molta cautela.

[3] Questo racconto appare fantasioso. Il ponte Milvio esisteva, sembra già nel III secolo a.C.; rifatto nel 109 a.C., divenne in seguito quasi un simbolo della vittoria di Costantino. Massenzio vi costruì vicino un ponte di barche o comunque un secondo ponte provvisorio.

[4] La battaglia del ponte Milvio (28 ottobre 312) venne combattuta sulla destra del Tevere, tra la riva del fiume e la Flaminia antica; il terreno presenta bruschi dislivelli, che lo rendono inadatto alle manovre della cavalleria. L’informazione di Zosimo risulta pertanto inesatta (Paschoud, I, p. 206, n. 26).

[5] Ma Costantino dal ponte Milvio non poteva vedere quello che accadeva sulle mura distanti molti chilometri (Paschoud, l.c.).

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Riferimenti bibliografici:

H. Dörries, Konstantin der Grosse, Stuttgart 1958.

R. MacMullen, Constantine, London 1970.

F. Paschoud, Zosime et Constantin. Nouvelles controverses, MH 54 (1997), 9-28.