Eratostene di Cirene nacque durante la CXXVI Olimpiade, verso il 276/5 a.C. (Suda ε 2898 = FGrHist. 241 test. 1), o alcuni anni prima, se è vera la notizia che ad Atene avrebbe ascoltato le lezioni del fondatore della scuola filosofica stoica, Zenone di Cizio, morto nel 262/1 (cfr. Strabo. I 2, 2 = FGrHist. 241 test. 10; scettico Pfeiffer 1968, 154, n. 3), e visse fino all’età di ottant’anni (Suda ε 2898; [Luc.] Macrob. 27; Cens. 15, 2).
Eratostene iniziò la sua formazione a Cirene alla sequela del grammatico Lisania e con Callimaco (Athen. Deipn. VII 281c; cfr. Fraser 1972, I, 786-789; Montanari 1993, 636-638) e la perfezionò ad Atene sotto la guida dello stoico Aristone di Chio e del platonico Arcesilao.
Trasferitosi ad Alessandria, Eratostene portò a maturazione il proprio vivace e versatile profilo intellettuale, formando a sua volta brillanti allievi, fra i quali Aristofane di Bisanzio (Suda ε 2898). Gli studiosi convengono sul 246 come l’anno della sua successione ad Apollonio Rodio nella carica di bibliotecario, individuando nell’avvento al trono di Tolemeo III Evergete e della sua sposa, Berenice di Cirene, la congiuntura propizia per l’ascesa di un cittadino cirenaico a uno dei ruoli-chiave della politica culturale dinastica (cfr. P. Oxy. 10, 1241): sulla base del confronto con Zenodoto e Apollonio Rodio, si ritiene che contestualmente Eratostene abbia assunto anche l’incarico di tutore del principe, il futuro Tolemeo IV (cfr. Pfeiffer 1968, 154-155).
Grazie alla tradizione indiretta (SH 397-399) si possiedono frammenti e testimonianze della produzione poetica di Eratostene, che comprendeva certamente un poemetto Hermés e l’elegia Erigone, che l’autore del Sublime giudicò molto positivamente (Sublim. 33, 5 = Eratosth. Erig. Test. 1 Rosokaki).
Sulle orme di Licofrone, Eratostene compose un trattato Περὶ τῆς ἀρχαίας κωμῳδίας (Sulla commedia antica) in almeno dodici libri, che, a giudicare dai frammenti pervenuti, era incentrato sul linguaggio e sul dialetto delle commedie della fase attica più antica (sono citati Ferecrate, Cratino, Aristofane, Eupoli e, forse, Platone comico), anche in riferimento a problemi di attribuzione e di cronologia dei drammi. Per esempio, Eratostene porta ragioni linguistiche per negare l’autenticità dei Minatori attribuiti a Ferecrate, nega validità storica all’aneddoto dell’uccisione di Eupoli per mano di Alcibiade durante la traversata per mare da Atene alla Sicilia nel 415 e ricostruisce la cronologia relativa delle prime e seconde Nuvole di Aristofane in rapporto al Maricante di Eupoli, spiegando così un’apparente contraddizione cronologica delle Didascalie aristoteliche, segnalata come tale per errore da Callimaco nei Pinakes.
Alcuni frammenti eratostenici concernenti testi lirici potrebbero avere trovato posto ancora nel trattato sulla commedia, nel contesto della discussione di modelli poetici dei drammaturghi. Di particolare rilievo è la sua attribuzione di un popolare inno a Pallade a Lamprocle (PMG 735 Page).
Complice la verve polemica tipica della personalità energica e vivace di Eratostene, questo σύγγραμμα esercitò un’influenza decisiva sulla lessicografia posteriore, indirizzando gli studi sulla lingua della commedia, inaugurati da Licofrone, più specificamente ad approfondire le caratteristiche proprie del dialetto attico rispecchiato in questo genere letterario.
Resta traccia di due onomastikà, che dai titoli, Ἀρχιτεκτονικός e Σκευογραφικός, sembrano connessi con studi sul teatro comico (Eratosth. F 17 e 60 Strecker = 43 F 21-23 Bagordo). Secondo Clemente Alessandrino (Strom. I 16, 79, 3), che lo cita insieme ad Antidoro di Cuma e Prassifane, Eratostene avrebbe composto anche dei libri di Grammatikà. Le Explanationes in artem Donati di Servio riferiscono che egli avrebbe spiegato la pronuncia dell’accento circonflesso.
La formazione filosofica di Eratostene trovò continuazione e culmine nei suoi studi sulla storia del pensiero greco, uno dei cui frutti fu lo scritto Περὶ τῶν κατὰ φιλοσοφίαν αἱρέσεων (Sulle scuole filosofiche). Ma l’àmbito nel quale si distinse fra i suoi contemporanei fu quello scientifico, che era stato particolarmente incentivato dai Tolemei fin dagli esordi della loro impresa culturale, fin da quando cioè il Sotère invitò ad Alessandria il peripatetico Stratone di Lampsaco, ὁ φυσικός.
L’eccellenza di Eratostene si espresse nei settori della cronologia, della geografia, della matematica e dell’astronomia e meritò, emblematicamente, che Archimede di Siracusa gli dedicasse il suo Περὶ μηχανικῶν θεωρημάτων πρὸς Ἐρατοσθένη ἔφοδος (Sui teoremi meccanici): legate alla sua fama di matematico sono le ricerche sulla duplicazione del cubo, sulle proporzioni medie (nell’omonimo trattato Περὶ μεσοτήτων [Sulle medie proporzioni], sembra aver adottato la teoria pitagorica della terna matematica: cfr. Papp. Synag. 7 636, 24 f. Hultsch), e soprattutto sull’identificazione dei numeri primi (attraverso il celebre metodo del cosiddetto «crivello di Eratostene»). Delle vaste opere scientifiche di Eratostene sopravvivono solo frammenti, ricavabili grazie alle testimonianze di altri autori.
Eratostene fu il fondatore dell’antica scienza della cronografia critica, di cui avrebbe enunciato i principi appunto nelle Χρονογραφίαι(Cronografie): in questi scritti Eratostene stabilì la cronologia relativa di alcuni eventi storici e fissò date-chiave per il periodo compreso fra il passato mitico e la morte di Alessandro Magno nel 323: la caduta di Troia nel 1184/3, il «ritorno degli Eraclidi» ottanta anni più tardi, le prime feste Olimpiche nel 776/5. Uniformò il sistema di datazione, adottando la lista dei re spartani fino al 776/5 e, a partire da questa data, la successione quadriennale delle Olimpiadi, la cui efficacia universale era garantita dal carattere panellenico dei Giochi; superando il localismo delle liste annalistiche precedentemente in uso, dispose e concatenò in questa griglia eventi che interessavano l’intera storia greca (FGrHist. 241 frr. 1-3 e 9-15).
Un secolo dopo, di queste acquisizioni si sarebbe avvalso Apollodoro di Atene per la composizione dei suoi Chronikà, a loro volta una delle fonti della cronografia cristiana da cui dipende gran parte della nostra conoscenza della cronologia storica antica. In un altro scritto, le Ὀλυμπιονῖκαι (Le vittorie olimpiche), Eratostene tramandò una lista di vincitori di queste competizioni, migliorando le liste esistenti.
Il capolavoro delle ricerche scientifiche di Eratostene sono concordemente considerati i Γεωγραφικά (Geografia), in tre libri, di cui molti excerpta sono conservati da Strabone. Uno degli elementi di novità di quest’opera rispetto a scritti analoghi del passato consisteva senz’altro nel considerevole ampliamento degli orizzonti e delle conoscenze geografiche, che metteva a frutto le immense conquiste realizzate da Alessandro Magno.
Un altro aspetto innovativo era l’approccio scientifico alla materia. Può risultare familiare alla moderna sensibilità critica che, iniziando da Omero la sua esposizione della storia della disciplina, Eratostene affermasse il carattere immaginario e irreale dell’ambientazione dei racconti epici, nella convinzione che il fine della poesia fosse dilettare e non istruire (Strabo I 15 fr. I A 20 Berger, ποιητὴν γὰρ ἔφη (Ἐρατοσθένης) πάντα στοχάζεσθαι ψυχαγωγίας, οὐ διδασκαλίας).
Era celebre, e dà un’ottima idea del suo atteggiamento razionalista, la sarcastica affermazione secondo cui «si potrebbero trovare i luoghi delle peregrinazioni di Odisseo il giorno in cui si trovasse il cuoiaio che cucì l’otre dei venti» (Strabo I 24 fr. I A 16 Berger, τότ᾽ ἂν εὑρεῖν τινα, ποῦ Ὀδυσσεὺς πεπλάνηται, ὅταν εὕρῃ τὸν σκυτέα τὸν συρράψαντα τὸν τῶν ἀνέμων ἀσκόν. Cfr. Eust. Comm. Od. 1645, 64). Si tratta di una posizione che può suonare intonata con la svalutazione platonica del valore educativo della poesia, e specialmente di quella epica; tuttavia, per Eratostene il centro dell’interesse era non la verità etica, ma la fenomenologia scientifica; inoltre, la sua prospettiva alleggeriva la poesia da una responsabilità epistemologica e morale che non le spetta, sgombrando il campo dalla necessità di un’interpretazione letteraria costantemente trincerata in assetto apologetico, tra l’altro facilmente confutabile su base storica (come era o sarebbe stata, per esempio, l’allegoresi).
Grazie al vastissimo patrimonio di testi messo a disposizione nella Biblioteca, anche nei Γεωγραφικά Eratostene poté approfondire problemi storici e cronologici: per esempio fissando l’akmé di Omero un secolo dopo la presa di Troia e sostenendo la posteriorità di Esiodo rispetto a Omero. Per primo applicò sistematicamente un metodo matematico alla cartografia, arrivando a concepire e disegnare il reticolo di meridiani e paralleli terrestri tuttora in uso.
Al φιλόλογος di Cirene, inoltre, è attribuita la paternità di un importante trattato, Περὶ ἀναμετρήσεως τῆς γῆς(Sulla misurazione della Terra), probabilmente preliminare ai fondamentali Γεωγραφικά. Eratostene divenne celebre per il calcolo della circonferenza terrestre, misurazione che prevedeva la differenza dell’incidenza dei raggi solari osservata, intorno al solstizio d’estate del 240, nelle città di Syene (od. Assuan) e Alessandria: lo scienziato, muovendo dall’assunto che la Terra fosse un corpo sferico perfetto, poneva erroneamente le due città sullo stesso meridiano. In ogni caso, il risultato della sua stima fu di 252.000 stadi (cioè circa 39.000 km), misura che, tutto sommato, si avvicina con buona approssimazione ai 40.075 km reali! (Russo, 2004, 273-277). Come è stato osservato, il procedimento utilizzato da Eratostene è stato adottato per qualsiasi rilevazione geodetica fino all’impiego diffuso della tecnologia satellitare dagli Anni ’60 del XX secolo. Si dibatte ancora fra gli studiosi su come Eratostene abbia determinato il risultato dei suoi calcoli e sulla cifra esatta ottenuta (cfr. Dutka 1993; Aujac 2001).
In ogni caso, questo genere di ricerche è ritenuto decisivo perché la geografia, tradizionalmente legata nel mondo greco alle sfere della storiografia e dell’etnografia, si volgesse in direzione della fisica e della matematica e assumesse così le caratteristiche di una disciplina scientifica. Al tempo stesso, è sintomatico della prossimità di questo approccio scientifico agli sviluppi contemporanei della filologia che Strabone, tre secoli dopo, sia pure con intenzione critica e con una punta di sarcasmo, definisca come una διόρθωσις la revisione eratostenica in termini matematici di convinzioni radicate nel pensiero geografico precedente (Strabo I 62, ἐν δὲ τῇ δευτέρᾳ πειρᾶται διόρθωσίν τινα ποιεῖσθαι τῆς γεωγραφίας, «nel secondo [libro] cerca di fare una revisione critica della geografia»).
Un’opera eloquente per comprendere questa unità e compenetrazione di cultura scientifica e filologica in Eratostene sono i Καταστερισμοί (Costellazioni), a noi pervenuti in epitome per tradizione medievale, in cui sono descritte le costellazioni celesti ed è esposta l’origine mitologica dei loro nomi. Non può sfuggire l’affinità con l’operazione letteraria e culturale compiuta da Arato di Soli (c. 315-240 a.C.), che nei Fenomeni aveva messo in versi il contenuto del catalogo stellare realizzato dall’astronomo Eudosso di Cnido (c. 408-355/3 a.C.).
Filologo, scienziato e poeta: insomma, Eratostene realizzò nella sua sola persona una sintesi enciclopedica che richiamava per analogia il modello peripatetico del sapere (pur in assenza di un impianto teoretico comparabile a quello aristotelico). Non stupisce, pertanto, che amasse definirsi φιλόλογος («uomo di sapere»), trovando limitante l’appellativo γραμματικός («esperto nelle lettere»): (L. Ateius) philologi appellationem assumpsisse videtur, quia sic ut Eratosthenes, qui primus hoc cognomen sibi vindicavit, multiplici variaque doctrina censebatur (Suet. gramm. 10 = FGrHist. 241 test 9; Pfeiffer 1968, 156-159).
Del resto, anche la sua definizione della γραμματική come «completa padronanza (ἕξις) delle lettere, cioè delle opere scritte», chiarisce che neppure in questo campo Eratostene ammetteva mezze misure (Schol. Vat. Dion. Thr., in GG I/3, 160, 10-11 Ἐρατοσθένης ἔφη ὅτι γραμματική ἐστιν ἕξις παντελὴς ἐν γράμμασι, γράμματα καλῶν τὰ συγγράμματα. Cfr. Matthaios 2011; Pagani 2011, 17-18, n. 3). Questa versatilità generosamente assecondata gli costò, per invidia, alcuni nomignoli canzonatori, come Βήτα («secondo classificato»), oppure gli valse soprannomi, come Πένταθλος, da parte dei suoi ammiratori, che riconoscevano in lui grande competenza in ogni ambito dello scibile. In conclusione, la più antica scienza ellenistica trovò nel pensiero e nell’opera di Eratostene un caposaldo fondante, e bisogna riconoscere in lui l’emblema perfetto della contiguità e della reciproca influenza di poesia, filologia e scienza.
***
Riferimenti bibliografici:
G. Agosti, Eratostene sulle Muse e il re, Hermes 125 (1997), 118-123.
G. Aujac, Ératosthène, premier éditeur de textes scientifiques ?, Pallas 24 (1977), 3-24.
G. Aujac, Ératosthène et la géographie physique, in G. Argoud, J.-Y. Guillaumin (éds.), Sciences exactes et sciences appliquées à Alexandrie, Actes du colloque international de Saint-Étienne, Saint-Étienne 1998, 247-262.
G. Aujac, Ératosthène de Cyrène, le pionnier de la géographie. Sa mesure de la circonférence terrestre, Paris 2001.
H. Berger (ed.), Die geographischen Fragmente des Eratosthenes, Leipzig 1880 (rist. anast. Amsterdam 1964).
J. Blomquist, Alexandrian Science. The Case of Eratosthenes, in P. Bilde (ed.), Ethnicity in Hellenistic Egypt, Aarhus 1992, 53-75.
F. Cordano, L’esplorazione geografica, in S. Settis (ed.), I Greci, II. 3, Torino 1998, 292-308.
C. Cusset, Science et poésie selon Ératosthène, in Id., H. Frangoulis (éds.), Ératosthène : un athlète du savoir, Journée d’étude du vendredi 2 juin 2006, Université de Saint-Étienne, Saint-Étienne 2008, 123-135.
D.R. Dicks, s.v. Eratosthenes, in C.C. Gillispie (ed.), Dictionary of Scientific Biography, IV, New York 1981, 388-393.
L. Di Gregorio, L’Hermes di Eratostene, Aevum 84 (2010), 69-144.
A. Dihle, Eratosthenes und andere Philologen, in M. Baumbach (ed.), Mousopolos Stephanos. Festschrift für H. Görgemanns, Heidelberg 1998, 86-93.
G. Dragoni, Introduzione allo studio della vita e delle opere di Eratostene (circa 276-circa 195 a.C.), Physis 17 (1975), 41-70.
G. Dragoni, Eratostene e l’apogeo della scienza greca, Bologna 1979.
G. Dragoni, Le misurazioni fisico-astronomiche di Eratostene, in B. Fritscher, G. Brey (eds.), Cosmographica et Geographica. Festschrift für H.M. Nobis zum 70. Geburtstag, München 1994, 97-124.
J. Dutka, Eratosthenes’ Measurement of the Earth Reconsidered, AHES 46 (1993/94), 55-66.
D. Engels, The Length of Eratosthenes’ Stade, AJPh 106 (1985), 298-311.
P.M. Fraser, Eratosthenes of Cyrene, PBA 56 (1970), 175-207.
P.M. Fraser, Ptolemaic Alexandria, III, Oxford 1972.
P.P. Fuentes González, s.v. Ératosthène de Cyrène, in R. Goulet (dir.), Dictionnaire des philosophes antiques, Paris 2000, 188-236.
K. Geus, Eratosthenes von Kyrene. Studien zur hellenistischen Kultur- und Wissenschaftsgeschichte, München 2002.
A.S. Gratwick, Alexandria, Syene, Meroe: Symmetry in Eratosthenes’ Measurement of the World, in L. Ayres (ed.), The Passionate Intellect. Essays on the Transformation of Classical Traditions, New Brunswick-London 1995, 177-202.
A.S. Hollis, A New Fragment of Eratosthenes’ Erigone?, ZPE 89 (1991), 27-29.
W. Hübner, Die Lyra cosmica des Eratosthenes: das neunte Sternbild der Musen mit neun Sternen und neun Saiten, MH 55 (1998), 84-111.
W. Hüss, Ägypten in hellenistischer Zeit. 332-30 v. Chr., München 2001.
G. Huxley, Studies in Greek Astronomers, GRBS 4 (1963), 83-96.
C. Jacob, Un athlète du savoir : Ératosthène, in Id., F. De Polignac (éds.), Alexandrie IIIᵉ siècle av. J.-C. Tous les savoirs du monde au le rêve d’universalité des Ptolémées, Paris 1992, 113-127.
F. Manna, Il Pentathlos della scienza antica: Eratostene, primo ed unico dei “primi”, AAP 35 (1986), 37-44.
S. Matthaios, Eratosthenes of Cyrene: Readings of his Grammar Definition, in Id., F. Montanari, A. Rengakos (eds.), Ancient Scholaship and Grammar: Archetypes, Concepts, and Contents, Proceedings of the 2ⁿᵈ Trends in Classics International Conference (Thessaloniki, 5ᵗʰ -7ᵗʰ December 2008), Berlin-New York 2011, 55-85.
F. Montanari, Alessandria e Cirene, in G. Cambiano, L. Canfora, D. Lanza (eds.), Lo spazio letterario della Grecia antica, I.2, La produzione e la circolazione del testo: l’Ellenismo, Roma 1993, 623-638.
L. Pagani, Pioneers of Grammar. Hellenistic Scholarship and the Study of Language, in Id., F. Montanari (eds.), From Scholars to Scholia. Chapters in the History of Ancient Greek Scholarship, Berlin-New York 2011, 17-64.
J. Pàmias, Los Catasterismos de Eratóstenes. Una lectura postestructural, FlorIlib 19 (2008), 277-291.
R. Pfeiffer, History of Classical Philology, I, Oxford 1968.
D. Rawlins, Eratosthenes’ Geodesy Unraveled: Was There a High-Accuracy Hellenistic Astronomy?, Isis 73 (1982), 259-265.
C. Rico, A. Dan (eds.), The Library of Alexandria: A Cultural Crossroads of the Ancient World, Jerusalem 2017.
R. Russo, La rivoluzione dimenticata. Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna, Milano 1997³.
D.W. Roller, Ancient Geography: The Discovery of the World in Classical Greece and Rome, London 2015.
R. Tosi, Appunti sulla filologia di Eratostene di Cirene, Eikasmos 9 (1998), 327-346.
E.P. Wolfer, Eratosthenes von Kyrene als Mathematiker und Philosoph, Groningen 1954.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.