Il 𝐶ℎ𝑟𝑜𝑛𝑖𝑐𝑜𝑛 di Marcellino Comes

Nel 519 a Costantinopoli, alla morte dell’imperatore Anastasio, un certo Marcellino completò la prima redazione della sua cronaca. L’opera si prefiggeva di continuare la narrazione dei fatti storici, riprendendo dal punto in cui si erano interrotti gli analoghi lavori di Eusebio di Cesarea e di Girolamo; il suo racconto, però, in questa prima versione, era condotto attraverso un’ottica pro-illirica, schierata a favore dell’ortodossia e fortemente polemica verso l’imperatore appena scomparso. Ma chi era Marcellino, noto come Marcellinus Comes o Μαρκελλίνος ό Κόμης? Ora, ben pochi sono stati gli studiosi a esercitarsi sulla figura e sull’opera di questo autore vissuto a cavallo tra V e VI secolo e altrettanto scarse sono le informazioni sulla sua biografia: i dati disponibili sono ricavabili dai riferimenti sparsi nel suo Chronicon (soprattutto nella prefazione) e dalla testimonianza delle Institutiones di Cassiodoro. Lo si dice Illyricianus: si è supposto che Marcellino fosse originario della regione compresa tra la Dacia ripensis e la Moesia superior, un’area corrispondente all’od. Macedonia. È probabile che abbia iniziato la sua carriera come militare verso la fine del V secolo, magari nelle campagne di Anastasio contro Unni e Bulgari. E, benché la sua scrittura tradisca l’influsso delle contemporanee scuole di retorica, non è chiaro se abbia ricevuto un’educazione classica e teologica. A ogni modo, dopo il 519 egli sarebbe entrato al servizio del patricius Giustiniano in qualità di segretario personale (cancellarius) fino al 527, quando quello divenne imperatore. A tal proposito, nel suo capitolo dedicato agli storici cristiani, Cassiodoro (Inst. I 17, 2) spiega: Chronica vero, quae sunt imagines historiarum brevissimaeque temporum commemorationes, scripsit Graece Eusebius, quem transtulit Hieronymus in Latinum, et usque ad tempora sua deduxit eximie. hunc subsecutus est suprascriptus Marcellinus Illyricianus, qui adhuc patricii Iustiniani fertur egisse cancellos, sed meliore conditione devotus a tempore Theodosii principis usque ad fores imperii triumphalis Augusti Iustiniani opus suum Domino iuvante perduxit, ut qui ante fuit in obsequio suscepto gratus, postea ipsius imperio copiose amantissimus appareret («Eusebio ha scritto in greco cronache che sono immagini di storia e brevissime memorie dei tempi; le ha tradotte in latino Girolamo, il quale le ha continuate fino ai suoi giorni in maniera eccellente. L’ha seguito il suddetto Marcellino l’Illirico, che si dice essere stato in precedenza segretario del patrizio Giustiniano: con l’aiuto del Signore, dopo il miglioramento civile del suo padrone, egli ha proseguito l’opera dal tempo dell’imperatore Teodosio fino all’inizio del governo dell’Augusto Giustiniano, affinché colui che era stato prima gradito nel servizio del suo padrone si mostrasse poi fervidissimo durante l’impero di questi»; tr. it. Donnini 2001). La cronografia di Marcellino, dunque, vanta il primato di essere la prima continuazione delle narrazioni di Eusebio e di Girolamo, compilata a Costantinopoli e scritta dal punto di vista dell’Oriente romano, e di registrare avvenimenti fondamentali ben oltre il V secolo: ciò, oltre alla prestigiosa raccomandazione cassiodorea (ibid. 1), spiega il discreto successo dell’opera. È noto poi che se ne ebbe una seconda redazione entro il 534, nella quale l’esposizione dei fatti si colloca in un orizzonte politico del tutto nuovo: vi è posta al centro la figura di Giustiniano, di cui si lodano le imprese e gli atti di governo; l’atteggiamento dello scrittore è di gratitudine e celebrazione panegiristica; il testo è in gran parte assorbito dalla propaganda imperiale e culmina nel trionfo per la riconquista dell’Africa.

Oxford, Bodleian Library. Codex Oxoniensis Bodleianus Lat. auct. T II 26 (c. VII secolo), Marcellini v.c. comitis Chronicon, tab. I [Mommsen 1894, ].

Uno dei passi meglio noti della cronaca riguarda l’anno 476 (Chron. Marcell. 11, 91): Odoacer rex Gothorum Romam optinuit. Orestem Odoacer ilico trucidavit. Augustulum filium Orestis Odoacer in Lucullano Campaniae castello eum poena damnavit. Hesperium Romanae gentis imperium, quod septmgentesimo nono urbis conditae anno primus Augustorum Octavianus Augustus tenere coepit, Qum hoc Augustulo periit, anno decessorum regni imperatorum quingentesimo vigesimo secundo, Gothorum debiue regibus Romam tenentibus («Odoacre, re dei Goti, si impadronì di Roma ed assassinò subito Oreste. Il figlio di questi, Augustolo, fu esiliato nel Castel Lucullano in Campania. L’impero romano d’Occidente, che il primo Augusto, Ottaviano, aveva assunto nell’anno 709 della fondazione di Roma, perì con questo Augustolo cinquecentoventidue anni dopo che i suoi predecessori avevano iniziato a regnare, e da allora i re Goti furono padroni di Roma»; tr. it. Gasparri-Di Salvo-Simoni 1992 []). Marcellino è il primo autore conosciuto ad affermare che la deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre sancì la fine dell’Impero romano d’Occidente: come si vede, l’esposizione è asciutta e si limita alla nuda sequenza dei fatti senza aggiungere alcun commento.

Flavio Romolo Augusto. Solidus, Roma 31 ottobre 475-4 settembre 476. AV 4,41 g. Recto: D(ominus) N(oster) Romulus Augustus P(ius) F(elix) Aug(ustus). Busto affrontato, elmato, diademato di perle e corazzato dell’imperatore, con lancia e scudo.

Oltre all’aggiornamento del Chronicon, dopo il 527 non è chiaro che cosa Marcellino abbia fatto. Sono state avanzate delle ipotesi: è possibile che egli sia stato ammesso nel Senato di Costantinopoli, come confermerebbero i titoli di cui si fregia nella prefazione (ego vero vir clarissimus Marcellinus comes); oppure è probabile che, seguendo la parabole di molti funzionari del tempo, nei suoi ultimi anni egli abbia abbracciato la vita monastica. Della sua scomparsa non si hanno notizie precise, dato che se ne perdono le tracce dopo il 534.

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